Dopo settimane di campagne infuocate, polemiche, primarie e coalizioni “anomale”, anche in Sicilia l’ultima parola inappellabile delle urne ha raccontato di un’isola distante anni luce dalle aspettative del Partito Democratico. Che il turno di ballottaggio non promettesse nulla di buono, in realtà, lo si era già intuito due settimane fa, quando al netto dell’unica affermazione al primo turno, quella dell’esponente di centrodestra Calogero Firetto ad Agrigento, le mura delle “roccaforti” democratiche in Sicilia erano già state incrinate pesantemente dagli ottimi risultati del candidato di centrodestra Maurizio Dipietro ad Enna, e del candidato del Movimento 5 Stelle Domenico Messinese a Gela. Risultati confermati poi nella vittoria di Dipietro e Messinese al secondo turno.
A farne le spese, nel primo caso, è stato il “ras” del Pd ennese Mirello Crisafulli, candidato sindaco verso il quale nei mesi scorsi si erano concentrati persino i dubbi del vicesegretario democratico Debora Serracchiani; e Angelo Fasulo, sindaco uscente di Gela, che nonostante la “sponsorizzazione” del presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, che di quella città è originario, nulla ha potuto contro il dilagante successo dell’esponente grillino. Insomma, sebbene non si possa dire che il centrosinistra sia uscito con le ossa rotte in Sicilia, dove comunque si è aggiudicato centri importanti come Marsala, Bronte, Carini, Ispica e Milazzo, le elezioni amministrative del 2015 hanno certamente ridimensionato il partito di Renzi, così come avvenuto nel resto d’Italia. Discorso a parte merita il Movimento 5 Stelle. Non va dimenticato infatti che proprio sull’isola, nel 2012, il partito di Beppe Grillo fu il più votato, e i siciliani consentirono a 15 esponenti pentastellati di fare il loro ingresso in Assemblea regionale. Il Movimento 5 Stelle in questi anni ha assistito, come altrove, ad una considerevole flessione, ma oggi si assicura oltre Gela, anche l’importante centro siracusano di Augusta, con Maria Concetta Di Pietro, rappresentando una vera e propria iniezione di fiducia per gli sostenitori grillini.
Tornando al Pd, inevitabilmente il risultato dei ballotaggi siciliani impone una riflessione, così come osservato dallo stesso segretario regionale democratico, Fausto Raciti, che pur plaudendo ai successi in diversi comuni dell’isola, ha osservato: “Prendiamo atto delle sconfitte di Enna e di Gela, dove con serietà avvieremo una seria riflessione sulle ragioni di questi risultati”. Ad andare oltre è stato il deputato regionale siciliano del Pd Antonello Cracolici, per il quale “questa tornata elettorale, nel suo complesso, consegna vittorie importanti e alcune sconfitte che impongono grandi cambiamenti e un rapporto nuovo fra il governo, le forze politiche che lo sostengono a partire dal PD, e la società siciliana. Nessuno pensi di liquidare questi risultati come il frutto di `fatti locali'”. In questo quadro di invito alla riflessione, all’analisi sulle cause e all’individuazione dei responsabili della sconfitta democratica, infine, l’unico che sembra non avere dubbi sulle ragioni della sua debacle è Mirello Crisafulli: “Il Pd romano, con l’incertezza sulla mia candidatura ha creato sbandamento. Ed è un voto contro il Pd e anche contro Renzi”.