Amnesty: “Torturato e ucciso come centinaia di dissidenti egiziani”
MORTE REGENI Sotto accusa l’Agenzia per la sicurezza nazionale: “La morte del ricercatore italiano potrebbe far parte di una più ampia serie di sparizioni ad opera dell’Nsa”
“La sparizione di Giulio Regeni, il ricercatore italiano morto a febbraio al Cairo, ha attratto l’attenzione dei mezzi d’informazione di ogni parte del mondo. Le autorità egiziane si ostinano a negare qualsiasi coinvolgimento nella sua uccisione, ma Amnesty International rivela le similitudini tra i segni di tortura sul suo corpo e quelli sugli egiziani dissidenti morti nel Paese. Ciò lascia supporre che la sua morte sia stata solo la punta dell’iceberg e che possa far parte di una più ampia serie di sparizioni forzate adopera dell’Nsa e di altri servizi d’intelligence in tutto il Paese”. Diverse centinaia di egiziani scompaiono per periodi di tempo variabili e vengono torturati dall’Agenzia Nazionale di Sicurezza (Nsa) nell’ambito delle operazioni di repressione del dissenso. Il report è intitolato “Egitto: Tu ufficialmente non esisti. Sparizioni forzate e torture in nome del contrasto al terrorismo”. Il rapporto Fra le vittime della repressione vi sono anche due 14enni. La madre di uno dei ragazzini, Mazen Mohamed Abdallah, ha raccontato che il figlio, scomparso lo scorso 30 settembre, è stato torturato con scariche elettriche e sodomizzato con un bastone dopo essere stato accusato di far parte della Fratellanza Musulmana. Rilasciato il 31 gennaio è ora in attesa di processo.
Secondo il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani a partire dall’inizio del 2015 “almeno diverse centinaia” di egiziani sono scomparsi per un minimo di 48 ore e, in alcuni casi per mesi, prima che si sapesse che erano stati arrestati. Gruppi locali per i diritti umani, si legge, riferiscono che “ogni giorno una media di tre o quattro persone è soggetto a sparizione forzata sin dall’inizio del 2015”. La sparizione delle persone “permette all’Nsa di torturare i detenuti impunemente” ed è usata “come deterrente per il dissenso”. Le sparizioni forzate sono diventate uno dei principali strumenti dello stato di polizia in Egitto. Chiunque osi prendere la parola è a rischio. Il contrasto al terrorismo è usato come giustificazione per rapire, interrogare e torturare coloro che intendono sfidare le autorità. Le vittime Gran parte delle vittime, riferisce il rapporto, sono sostenitori del deposto presidente islamista Mohammed Morsi, ma vi sono anche attivisti laici e persone apparentemente arrestate solo per i loro legami familiari. Secondo Amnesty è impossibile fornire numeri precisi perché le autorità mantengono la segretezza e i parenti delle vittime temono che le denunce possano ulteriormente mettere in pericolo i loro familiari.