L’appello ad adottare un gesto di “clemenza” a favore dei carcerati, prima di Papa Bergoglio, era stato chiesto anche da Giovanni Paolo II in due occasioni specifiche: nel corso del Giubileo del 2000, nella giornata dedicata ai detenuti, e in occasione della sua visita al Parlamento italiano a novembre del 2002. Una richiesta appoggiata da tante forze politiche, sostenuta da associazioni e intellettuali ma che non ebbe il successo sperato. La risposta agli appelli di Papa Giovanni Paolo II arrivò infatti, e parzialmente, solo nel 2003, con il cosiddetto ‘indultino’, un provvedimento che escludeva dai benefici diverse tipologie di reato e veniva applicato senza automatismi.
Tre anni dopo, quando il Papa polacco già non c’era più, fu varato l’indulto. Era il 2006. Come Papa Francesco oggi, nell’occasione del Giubileo delle carceri del 2000 Wojtyla non parlò esplicitamente di amnistia o di indulto. L’appello era per “un segno di clemenza a vantaggio di tutti i detenuti” perché, secondo San Giovanni Paolo II, “una riduzione, pur modesta, della pena” avrebbe potuto costituire per i detenuti “un chiaro segno di sensibilità verso la loro condizione”. Anche il 14 novembre del 2002, nel corso della sua storica visita al Parlamento italiano, Wojtyla ribadì la richiesta di “un segno di clemenza” verso i detenuti “mediante una riduzione della pena”. Parole seguite subito da un lungo applauso dell’emiciclo, dalle urla entusiaste nelle carceri e dalle campane suonate in alcune cappelle dei penitenziari. Ma per un provvedimento concreto trascorse un altro anno e non era quello chiesto dal Papa che voleva un segnale per “tutti” i detenuti e non solo per alcuni. Nel 2006 si decise poi un indulto che, a differenza dell’amnistia, estingue la pena ma non il reato. L’ultima amnistia vera e propria, in Italia, risale invece al 1990 e diverse se ne contano anche in precedenza. Come quella del 1963 concessa dallo Stato italiano in occasione di un importante avvenimento della Chiesa: il Concilio Vaticano II. Per decongestionare le carceri nell’ultimo decennio il governo italiano ha puntato invece essenzialmente su altre strade normative, come le incentivazioni alle misure alternative alla detenzione.