Un gruppo di attorney general ha condannato l’ordine di Donald Trump di limitare gli ingressi negli Usa di cittadini da sette Paesi a maggioranza musulmana. Come riporta la Bbc, i procuratori generali di 16 Stati – compresi California, New York, Pennsylvania – hanno dichiarato che la decisione del presidente americano è incostituzionale e promettono “di lavorare per far sì che meno gente possibile abbia a soffrire a causa della caotica situazione” che l’ordine del presidente americano ha creato. La giustizia americana interviene, ma l’Amministrazione Trump non da’ segnali di voler cambiare in modo sostanziale la linea che ha portato al varo del discusso bando sui profughi e i viaggiatori provenienti da sette paesi islamici. Tutto quel che fa e’ precisare che la regola non si applica ai possessori del permesso di soggiorno. Una mossa giudicata dalla stampa parziale e poco efficace, e che non ha certo stemperato gli animi nell’opinione pubblica americana e soprattutto tra quanti stanno dando vita a proteste in tutto il paese.
ADESSO Se infatti il capo di gabinetto della Casa Bianca, Reince Priebus, fa sapere in un comunicato che la “green card” garantira’ il rientro, precisa immediatamente dopo che alle autorita’ di frontiera continuera’ ad essere garantita di fatto una totale autonomia nel tenere in stato di fermo e nel sottoporre ad interrogatorio i soggetti considerati sospetti. Intanto, continuano le proteste contro il decreto sull’immigrazione firmato dal presidente Usa Donald Trump. Un gruppo di manifestanti si è riunito fuori dalla Casa bianca, si legge su Cnn e Bbc. Ma nonostante le critiche sia dell’opinione pubblica che di molti leader mondiali, Trump va avanti e difende la decisione. “Il nostro Paese ha bisogno di confini forti e controlli estremi, ADESSO. Guardate cosa sta succedendo in tutta Europa e, anche, nel mondo, un caos orribile!”. Così ha twittato sul decreto che vieta l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana (Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen) che ha avuto ripercussioni in tutto il mondo, con numerosi casi di passeggeri a cui è stato impedito l’imbarco sul proprio volo. Altre proteste sono previste a New York, in molti aereoporti in tutti gli Stati Uniti, a Washington, a Los Amgeles, San Francisco, Chicago, Dallas, Denver, Seattle e Boston.
TWITTER IRAN Intanto, mentre restano “una ventina” le persone ancora in stato di fermo rispetto alle “109” arrestate dall’entrata in vigore del divieto, resta il caos sull’applicazione delle nuove regole. E se un giudice federale americano ha bloccato le espulsioni di migranti e altri viaggiatori bloccati ieri negli aeroporti statunitensi, si rincorrono le precisazioni e le aggiunte sul decreto. Il capo dello staff della Casa Bianca, Reince Priebus, ha spiegato che il bando temporaneo “non include i possessori di greencard”, ma chiunque provenga o torni da un viaggio dai sette Paesi inclusi nel decreto, anche i cittadini americani, sarà sottoposto a controllo. Sono molti, però, i cittadini che sono stati respinti: anche sei siriani, alcuni di religione cristiana, che sono stati rimandati indietro dall’aeroporto di Philadelphia a Beirut. La decisione del presidente americano Trump di vietare l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi musulmani, tra cui l’Iran, è “un grande regalo agli estremisti”, ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif.
STOP DI AIR FRANCE Per la cancelliera tedesca Angela Merkel il decreto del presidente Trump che limita gli ingressi dei migranti negli Stati Uniti è “ingiustificato”. “A coloro che fuggono dalle persecuzioni, dal terrore e dalla guerra, sappiate che il Canada vi accoglierà indipendemente dal vostro credo religioso”, ha twittato il premier canadese Justin Trudeau. Intanto, la compagnia aerea francese Air France ha rifiutato l’imbarco a 15 persone dirette negli Stati Uniti in seguito al decreto firmato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul divieto di ingresso nel Paese per i cittadini di sette Paesi per la maggior parte a maggioranza musulmana. “Dall’inizio (del decreto) sono stati 15” i passeggeri a cui è stato negato l’imbarco, ha reso noto la compagnia. I passeggeri sono cittadini di alcuni dei Paesi banditi, Iran, Iraq, Yemen, Somalia, Libia, Siria, Sudan, “ma questo non vuol dire che provenissero da questi Paesi”.