E’ salito ad almeno 37 il numero dei morti durante le proteste in Venezuela contro il governo del presidente Nicolas Maduro dall’inizio di aprile. L’ultima vittima e’ un giovane di 20 anni, Hecder Lugo, al quale e’ stato sparato un colpo alla testa durante gli scontri con le forze dell’ordine nella citta’ di Valencia, ex hub industriale a due ore dalla capitale. In poco piu’ di un mese, 717 persone sono rimaste ferite e 152 arrestate, secondo l’ultimo bilancio ufficiale. L’opposizione accusa Maduro di essere un dittatore e di aver portato il Paese sul lastrico, reclamando elezioni anticipate.
OGGI LA MARCIA Per oggi e’ stata indetta una marcia di sole donne a Caracas, “senza uomini e senza armi”, tutte vestite di bianco e con un fiore in mano, per chiedere che cessi la repressione e si restituisca la democrazia al Paese”, ha spiegato Lilian Tintori, moglie del leader dell’opposizione venezuelano Leopoldo Lopez, in carcere da 3 anni. I manifestanti chiedono che vengano anticipate le elezioni in programma per la fine del 2018. I sondaggi indicano che l’erede di Hugo Chavez, il socialista Maduro, non avrebbe chance di vittoria nel caso di una regolare tornata elettorale, con il Paese alla fame e senza medicinali.
TIMORI PER LEADER OPPOSIZIONE La famiglia di Leopoldo Lopez ha denunciato di non aver piu’ sue notizie dallo scorso 6 aprile e si teme per la sua sorte. Il padre Leopoldo e la sorella Diana, da Madrid, in Spagna, hanno reclamato l’intervento della Croce Rossa per verificare personalmente le sue condizioni e hanno chiesto al governo spagnolo di processare Maduro per terrorismo. I familiari mettono in dubbio la veridicita’ di un video diffuso ieri dal capo del partito socialista al governo in Venezuela, Diosdado Cabello, per dimostrare che e’ ancora vivo. La sorella ha detto che nel video Lopez e’ irriconoscibile e che non puo’ essere accettato come prova del fatto che sia ancora in vita.
CASA BIANCA Gli Stati Uniti stanno “monitorando” la situazione in Venezuela “molto da vicino”, fa sapere la vice portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, definendo “deplorevoli alcune azioni”.