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Ancora tensioni su norma Anac, Pd respinge affondo M5s. Cantone nel mirino

Il caso del comma 2 dell’articolo 211 della riforma del Codice degli Appalti per ora di fatto si e’ chiuso. Ma sul campo restano le tensioni. Perche’ la decisione di sopprimere quella norma che assegna piu’ poteri all’Anac e’ difesa dagli uffici legislativi che l’hanno esaminata durante il pre-Consiglio. Una valutazione strettamente tecnica: nessun colpo di mano contro Cantone, ma nessuna Autorita’, spiegano fonti ministeriali, ha una competenza simile, e’ un potere fuori dall’ordinamento costituzionale, nel pre-Consiglio c’e’ stata a riguardo una valutazione unanime. Si era anche pensato, viene spiegato, di lasciare all’Autorita’ nazionale anticorruzione presieduta da Cantone la possibilita’ di avere gli stessi poteri dell’Antitrust, ovvero quello di segnalare al giudice “casi straordinari” di illegittimita’.

E’ chiaro – sottolineano fonti ministeriali – che ha poi prevalso la politica, con la decisione subitanea di Gentiloni di correggere il tiro ma i tecnici che di fatto hanno suggerito l’abrogazione ribadiscono che la decisione e’ arrivata dal governo. Ora il Pd punta il dito sugli uffici legislativi, anche quelli di palazzo Chigi. Su chi ha gestito il pre-Consiglio e l’iter della norma in questione e dei provvedimenti che arrivano poi sul tavolo del Cdm. “C’e’ stato un danno d’immagine”, e’ il ‘refrain’ dei big dem. Ma l’attacco arrivato dai Cinque stelle anche oggi viene respinto. Cantone ancora oggi ai suoi interlocutori ha ribadito l’amarezza per quanto avvenuto, ma la decisione di porre rimedio (probabilmente la norma verra’ ripristinata se i tempi lo permetteranno nella manovrina) chiude il caso, anche se lascia aperto sotto traccia le distanze, che emergono ciclicamente, tra tecnici e politici. “Grillo non puo’ dare a nessuno patenti di onesta’”, reagisce Orfini. “Gentiloni ha gia’ detto quello che andava detto e siamo tutti d’accordo con lui”, taglia corto Renzi, “adesso M5s elogia l’Anac, si accorgono ora di nostre riforme”. “Evitiamo polveroni, c’e’ stato un errore tecnico senza volonta’ politica”, dice il ministro della Difesa Roberta Pinotti mentre il Consiglio di Stato ha voluto oggi chiarire di non aver mai chiesto l’eliminazione della norma.

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redazione