La cura non si basa quindi solo sul monitoraggio alimentare, ma anche sul disagio emotivo sottostante. Nel 40-50% dei casi, quando il trattamento si basa sulle indicazioni delle linee guida internazionali ed è condotto da una équipe multidisciplinare integrata, la guarigione è completa. Questa percentuale aumenta se l’esordio della malattia è precoce. “Questo accade perché, quanto prima si presenta il problema, tanto più è facile intervenire con programmi terapeutici intensi, quotidiani, che coinvolgano anche i genitori – sottolinea la psichiatra Valeria Zanna -. Anche nei più piccoli i sintomi dell’anoressia possono essere del tutto simili a quelli delle forme adulte: vediamo bambine di 8 o 9 anni che smettono di mangiare, conteggiano le calorie e hanno un’attenzione esasperata per il proprio aspetto fisico. Ma la personalità di un bambino è ancora in via di sviluppo, il disturbo non ha tempo di cronicizzare ed è per questo che l’intervento terapeuticorisulta più efficace”.