E’ stata una conferenza stampa paradossale, quella con cui oggi a Bruxelles la commissaria europea alla Concorrenza, Magrethe Vestager, ha annunciato che l’antitrust Ue, pur avendo accertato un clamoroso caso di elusione fiscale da parte di McDonald’s sui suoi profitti in Europa, non potrà fare nulla per imporre il recupero delle tasse non pagate dal gigante mondiale del fast food.
Si tratta, insomma, di un “delitto perfetto”, un caso di elusione fiscale da parte di una multinazionale che non infrange alcuna norma esistente ed è quindi perfettamente legale. McDonald’s ha in Lussemburgo due sussidiarie: la Srl McD Luxembourg Holding Srl e la Srl Europa Franchising. Da quest’ultima dipendono tutte le operazioni in franchising del marchio McDonald’s in Europa, Ucraina e Russia. Inoltre, c’è anche una sussidiaria in Svizzera che raccoglie le royalties del franchising e le invia alla sede in Usa.
L’elusione fiscale è stata possibile sfruttando una semplice differenza di definizione fra la normativa lussemburghese e quella statunitense riguardo al concetto di “stabilimento permanente” dell’impresa, applicato alla sede di McDonald’s negli Stati Uniti, nel quadro di una convenzione contro la doppia imposizione fiscale stipulata da Usa e Lussemburgo. La convenzione prevede che le tasse sui profitti siano pagate dove la multinazionale ha la sua sede permanente. In pratica, le autorità lussemburghesi hanno concesso alla holding di McDonald’s sul proprio territorio di non pagare le tasse sui profitti generati dal franchising in Europa perché presumevano che le pagasse negli Usa, dove ha la sua sede permanente; mentre per le autorità statunitensi la sede americana non corrispondeva alla definizione dello “stabilimento permanente” prevista dalle norme nazionali, e dunque non era sottoposta all’obbligo dell’imposizione fiscale.
Secondo una denuncia dei sindacati europei pubblicata due anni fa (rapporto “Unhappy Meal”), la società americana aveva evitato così fino al 2016 il pagamento di almeno 1,5 miliardi di tasse sui suoi profitti generati nell’Ue. L’indagine dell’Antitrust Ue, dunque, ha accertato l’elusione fiscale come caso di “doppia non imposizione”, ma ha anche dovuto ammettere di non disporre delle competenze per intervenire, perché, ha spiegato Vestager, la vicenda non si configura come un aiuto di Stato illegale, e dunque come una infrazione alle regole Ue sulla concorrenza. Questo perché la mancata imposizione non dipende da un “vantaggio selettivo” concesso dalle autorità lussemburghesi esclusivamente a McDonald’s, e negato ad altre imprese nelle stesse circostanze.
Insomma, “il Lussemburgo non ha violato le regole Ue sugli aiuti di Stato illegali; ma rimane il fatto – ha riconosciuto la commissaria – che McDonald’s non ha pagato alcuna imposta su questi suoi profitti, e questo non è conforme al principio di equità fiscale”. La Commissaria ha perciò salutato con favore la proposta, già avanzata nell’iter legislativo lussemburghese, di nuove norme che mettano fine alla situazione attuale, cambiando la definizione di “stabilimento permanente” e richiedendo l’obbligo alla multinazionali di certificare il pagamento delle tasse negli altri paesi in cui hanno sede, se richiedono l’esenzione nel Granducato. Si tratta, comunque, di un’iniziativa volontaria del Lussemburgo, e non di un obbligo imposto dall’Ue. askanews