Giuseppina Redivo di 79 anni, la donna che ieri sera ha ucciso il marito Roberto Redivo di 86 anni colpendolo ripetutamente alla testa con un abat jour e che poi si e’ tolta la vita infilandosi in testa un sacchetto di plastica nel loro appartamento di via Carducci a Roveredo in Piano (Pordenone), aveva programmato tutto: una situazione chiara, come ha confermato il procuratore Federico Facchin, al termine del sopralluogo effettuato nell abitazione dove la figlia Maria Grazia aveva trovato i corpi esanimi dei genitori. Giuseppina, stremata dalla malattia del marito costretto a letto da tempo e dalle sue stesse precarie condizioni di salute, ha deciso di porre fine a quella vita difficile, insopportabile mettendo in atto con fredda determinazione il tragico epilogo.
Gli stessi inquirenti ritengono che tutto sia stato premeditato: a conferma una lettera con cui la donna ha chiesto, con parole accorate, scusa per la sua azione ai figli. Poi ha preso un borsone e all’ interno ha accuratamente riposto gli abiti per la cerimonia funebre, quelli suoi e del marito. Solo dopo ha deciso di farla finita, spostandosi nella camera dove aveva ucciso il marito e morendo accanto a lui. I Carabinieri intervenuti sul posto hanno anche rinvenuto su una sedia i documenti per ogni pratica burocratica dentro una valigetta. A Roveredo della famiglia Redivo parlano tutti bene: una famiglia modello, colpita da due gravi situazioni personali con l’uomo che aveva una grave patologia che lo ha reso non autosufficiente. Il Pm ha disposto il sequestro dell appartamento e l’autopsia sui due corpi.