Due impianti petroliferi del gigante Saudita del greggio Aramco, nell’est del Paese, sono stati attaccati dai droni. L’offensiva e’ stata rivendicata dai ribelli Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran, che hanno parlato di 10 aerei senza pilota mentre per il ministero dell’Interno di Riad erano soltanto due. “Un attacco mirato che ha centrato con assoluta precisione l’obiettivo. Sono stati usati dieci droni”, si legge nella rivendicazione del gruppo sciita sostenuto dall’Iran, di cui hanno dato notizia i media locali.
In entrambe le strutture gli incendi sono stati domati ma non e’ chiaro il bilancio dei danni. Si tratta del terzo attacco di questo genere contro obiettivi sauditi negli ultimi cinque mesi da parte del gruppo sciita. A finire nel mirino sono stati i siti di Abqaiq e Khurais. Il primo e’ situato a 60 chilometri a sud-ovest di Dhahran, la sede principale del gigante petrolifero, e ospita il piu’ grande impianto di lavorazione del petrolio di Aramco. Khurais, a 250 chilometri da Dhahran, e’ uno dei principali giacimenti petroliferi dell’azienda statale che sta preparando il suo sbarco da record in Borsa, inizialmente previsto per il 2018 ma rinviato a causa del calo dei prezzi del greggio sul mercato mondiale.
“Alle 04:00 ora locale (le 3 in Italia, ndr), le squadre di sicurezza di Aramco sono intervenute per spegnere gli incendi in due strutture”, ha riferito il ministero dell’Interno del regno Saudita, il piu’ grande esportatore mondiale di oro nero. “I due incendi sono stati domati”, ha aggiunto in una dichiarazione trasmessa dall’agenzia stampa ufficiale Spa, senza specificare l’origine dei droni, se ci siano vittime ne’ se l’attacco abbia portato alla sospensione delle operazioni. Un’indagine e’ stata aperta. Le autorita’ hanno rafforzato la sicurezza attorno ai due siti attaccato per impedire ai giornalisti di avvicinarsi e verificare l’entita’ dei danni. Gli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi – politicamente sostenuti dall’Iran, primo nemico regionale di Riad – rappresentano una grave minaccia per l’Arabia Saudita, in particolare per le sue strutture petrolifere, soprattutto dopo aver ottenuto armi sofisticate quali droni e missili.
Il 17 agosto scorso, gli Houthi rivendicarono un attacco con 10 droni, “il piu’ grande mai lanciato in Arabia Saudita”, contro il giacimento di Shaybah (est), che causo’ un rogo “contenuto” secondo Aramco su un impianto a gas, senza provocare feriti. Il 14 maggio, i ribelli yemeniti ‘firmarono’ un altro raid di droni nella regione di Riad, contro due stazioni di pompaggio in un gasdotto est-ovest poi temporaneamente interrotto. Le aggressioni si sommano alle crescenti tensioni nella regione del Golfo, a seguito di attacchi e atti di sabotaggio contro le petroliere (a maggio e giugno) di cui Stati Uniti e Arabia Saudita incolpano l’Iran, che nega qualsiasi coinvolgimento.
Intanto, fonti al Wall Street Journal hanno riferito che l’attacco con droni a due impianti petroliferi del colosso petrolifero Aramco, rivendicato dai ribelli yemeniti filo-iraniani Houthi, ha quasi dimezzato la produzione petrolifera di Riad. Una perdita di circa cinque milioni di barili al giorno, circa il 5% della produzione giornaliera mondiale di greggio. Il regno produce 9,8 milioni di barili di petrolio al giorno. Gli attacchi hanno causato vasti incendi a Hijra Khurais, uno dei piu’ grandi giacimenti petroliferi del Paese, e ad Abqaiq, il piu’ grande impianto di stabilizzazione del greggio al mondo. Khurais produce 1,5 milioni di barili al giorno mentre Abqaiq contribuisce a produrre fino a 7 milioni di barili al giorno.