Il crollo del prezzo del petrolio, innescato proprio dall’Arabia Saudita per mettere fuori gioco la produzione di greggio da fratturazione idraulica statunitense, sta avendo ulteriori pesanti ripercussioni sulle casse del regno wahabita (la dottrina più rigida dell’Islam sunnita). Tanto che re Salman ha deciso di tagliare del 20% lo stipendio dei suoi ministri, la maggior parte suoi parenti. Un taglio del 15% sarà applicato invece ai 160 membri del Consiglio della Shura (una sorta di senato consultivo del sovrano) Da quando il greggio è sceso dai 100 dollari al barile del 2014 ai meno di 50 del 2016, il deficit pubblico saudita ha raggiunto i 98 miliardi di dollari l’anno.