Giuseppe Conte ha capito che si rischiava di giocare con il fuoco. E così il premier fa marcia indietro e questa volta mette sul tavolo della trattativa con ArcelorMittal condizioni più favorevoli per il gruppo franco-indiano, ripristino dello scudo penale, un eventuale intervento a tempo finanziato dallo Stato – con il coinvolgimento di Cassa depositi o prestiti o con altre modalità – con una quota di minoranza. Sarebbero questi, in sostanza, secondo indiscrezioni, i punti su cui starebbe lavorando il presidente del Consiglio in vista di un possibile, nuovo incontro con i vertici della multinazionale nella prossima settimana, già forse domani. Intanto, cresce la tensione politica con il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, che parla di “una vicenda nella quale lo Stato – maggioranza ed opposizione – deve stare dalla stessa parte che è la parte dei lavoratori, dei cittadini di Taranto che hanno il diritto di respirare, e non delle multinazionali”. Il capo politico del Movimento cinque stelle osserva, inoltre, che il gruppo franco-indiano “non potrà andarsene indisturbato”.
Interviene anche il presidente della Camera: per Roberto Fico, quella sull’ex Ilva “è una crisi procurata esclusivamente da Mittal”. Dal canto loro, le opposizioni, con Forza Italia, tuonano contro un “governo di incapaci ed irresponsabili”, mentre la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, lancia un appello a “non usare l’ex Ilva per la campagna elettorale”. E sulla stessa ipotesi di nazionalizzazione, il segretario della Lega, Matteo Salvini, chiede “poi, chi paga?”. Non mancano le polemiche pure tra Confindustria e Cgil sulla questione dei cinquemila esuberi che ArcelorMittal avrebbe messo sul tavolo. Richiesta che per il numero uno degli imprenditori, Vincenzo Boccia, non va esclusa perché “sarebbe un errore madornale pretendere gli stessi livelli di occupazione, nonostante le crisi congiunturali. Ci sono strumenti come la cassa integrazione ed altri che si attivano in momenti congiunturali negativi: occorre affrontare il problema con serietà e buonsenso”. Affermazioni che il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ritiene “senza senso. C’è un accordo da far rispettare che prevede degli impegni ed anche il presidente Boccia dovrebbe chiedere alla multinazionale di rispettare il nostro Paese e gli accordi”.