“Questo cinema è così forte ma così malvisto e considerato così male dal nostro Paese. Naturalmente veniamo dopo i grandi che ci sono stati, che è come venire dopo il Rinascimento. Sei sempre niente, rispetto al grande cinema che c’è stato. Però è anche vero che stiamo disperatamente cercando di mantenere presente una cosa forte, che ci unisce in tanti registi, la bandiera della sala. Cioè di fare dei film per il pubblico”. Così la regista Francesca Archibugi parlando del cinema italiano, spesso più apprezzato all’estero che in Italia, alla presentazione del suo nuovo film “Il nome del figlio”, nelle sale dal 22 gennaio. “Le sale si stanno restringendo e noi combattiamo. Con questo film, tutti quanti, abbiamo cercato di mantenere piantata la bandiera della sala. Cioè il fatto che il cinema che va in sala non muoia, e questo significa magari anche perdere delle vanità narcisistiche autoriali, perché il mercato è quello che è, lo spettatore è quello che è, però questo lo facciamo con gioia perché è il nostro lavoro: fare dei film per la sala”.