di Giuseppe Novelli
Tobji premette: “Io sono un uomo di Chiesa, non sono un politico. Penso pero’ che gli Usa sbaglino a voler imporre il loro modello di democrazia. Venire con arroganza a dire che il Presidente eletto non va bene, mi suona come dittatura. Dopo Saddam Hussein come si e’ ridotto l’Iraq? I media calpestano la verita’ e sono parziali. Per far smettere la guerra servono due cose: stop alla vendita di armi e bloccare il flusso di terroristi via Turchia e Giordania. Le sanzioni economiche – conclude monsignor Tobji – sono peggiori delle bombe, perche’ fanno male a semplici cittadini. Sono immorali e ingiuste”. In somma, “gli Stati Uniti sbagliano o agiscono con volonta’? Con la guerra ci si guadagna due volte: si vendono armi e poi c’e’ la ricostruzione…”. Intanto, si registra un altro attacco a colpi di mortaio contro l’ambasciata russa a Damasco, secondo quanto reso noto dal ministero degli Esteri russo. “L’attacco – commenta il dicastero – è una conseguenza della condotta di coloro, come gli Usa, e di alcuni loro alleati, provocano la continuazione del conflitto in Siria”. Secondo Mosca, non ci sono feriti tra il personale diplomatico. Allo stesso tempo, il capo della diplomazia russa Sergey Lavrov è tornato sul ritiro Usa dagli accordi di pace sulla Siria, dicendo che l’accordo è stato distrutto da coloro che coltivano piani e scenari di violenza. “Purtroppo, ci sono molti che volevano rompere questi accordi fin dall’inizio, anche nel governo degli Stati Uniti. Purtroppo, ieri sono riusciti a farlo”, ha detto Lavrov. Sul fronte americano, il segretario di Stato, John Kerry (foto home con Putin), ha detto di non aver rinunciato al tentativo di “raggiungere la pace” in Siria. La Russia, ha aggiunto, “ha chiuso un occhio” davanti “all’uso deplorevole” di armi chimiche e ordigni esplosivi improvvisati (Ied) del presidente Bashar al-Asssad. “Una nazione che vuole la pace in Siria si comporta diversamente” ha detto Kerry, parlando della Russia.
Ad Aleppo, la seconda città della Siria, si assiste a un’offensiva del regime di Bashar al Assad “di una violenza senza precedenti e anche di una totale irragionevolezza”. Lo ha denunciato il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni (foto), durante la sua audizione sui recenti sviluppi della crisi alle Commissioni riunite Esteri di Camera e Senato. Come sempre in questi casi, ha detto il ministro, “si sta assistendo a un ping pong in cui ognuno punta il dito contro l’altro (…), ma al di là di questo gioco ad accusare la controparte quello a cui stiamo nella sostanza assistendo da una settimana a questa parte è un’offensiva militare del regime di Damasco ad Aleppo, in particolare avendo di mira la parte orientale, che è un’offensiva contemporaneamente di una violenza senza precedenti e anche di una totale irragionevolezza”. “La violenza è perché, come sapete e documentato, si tratta di bombardamenti indiscriminati, dell’utilizzo delle famose barrel bomb all’utilizzo, dice anche qualcuno, di queste bombe che vanno a colpire i tunnel a cui la parte orientale di Aleppo è ormai ridotta, dopo cinque o sei anni di guerra”, ha aggiunto il titolare della Farnesina, “Ma il punto dell’irragionevolezza è che non stiamo parlando dell’attacco a quattro caseggiati in cui sono asserragliati ottanta terroristi, non una grande Sirte per capirci, ma siamo tuttora parlando di una città delle dimensioni di Bologna, per usare un paragone italiano, abitata da quasi 300mila persone nella quale si annidano, secondo il regime siriano, oppure combattono, secondo loro, 15 o 16mila militanti delle forze ribelli”.