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Secondo fallimento in 13 anni per l’Argentina. Si è concluso senza accordo l’incontro a New York tra i legali di Buenos Aires e i creditori, il gruppo di hedge fund che chiede di essere rimborsato per i bond del default 2001. È scaduto il periodo di 30 giorni entro cui il governo di Cristina Kirchner doveva pagare 539 milioni di dollari degli interessi sui titoli a debito in scadenza il 30 giugno. Standard & Poor’s ha tagliato il rating dell’Argentina a “selected default” da CCC-, ma il ministro dell’economia Axel Kicillof spiega che il Paese ha pagato e accusa i fondi di aver rifiutato l’accordo. “Non firmeremo nessun accordo che comprometta il futuro della popolazione argentina – ha spiegato in conferenza stampa – e difenderemo l’accordo raggiunto con il 92,4% dei creditori che l’hanno accettato”.Kicillof attacca S&P: l’Argentina non si può considerare fallita perchè il denaro era pronto, dice, ma il pagamento è stato bloccato dal giudice statunitense Thomas Griesa. La somma in banca era quella decisa negli accordi di ristrutturazione del debito di 2005 e 2010, ma il giudice ha bloccato il versamento chiedendo l’intera somma per NML Capital e Aurelius Capital Management. È la trattativa con questi due fondi ad essere fallita. Le conseguenze del default su un’economia già in difficoltà potrebbero rivelarsi gravi, come spiega l’analista Peter Hakim. “Aumenteranno i prezzi degli altri debiti, se si troverà ancora qualcuno che le presti denaro a parte Cina e Venezuela, così l’Argentina si avvia in un certo senso verso l’ignoto”.(immagini Afp)