Proteste bloccano Erevan. Elezione premier 8 maggio, rischio ritorno urne

Proteste bloccano Erevan. Elezione premier 8 maggio, rischio ritorno urne
2 maggio 2018

Il parlamento armeno eleggerà il nuovo premier l’8 maggio, ha annunciato l’assemblea di questa ex repubblica sovietica del Caucaso, la cui capitale Erevan oggi è stata paralizzata da una imponente protesta dell’opposizione. Ieri, i deputati hanno votato per un nuovo capo del governo, ma l’unico candidato, il capo dell’opposizione Nikol Pashinian, non ha raccolto i voti sufficienti per ottenere la carica. Se il parlamento non riuscirà a completare l’elezione al prossimo tentativo, l’Armenia dovrà tornare anticipatamente alle urne. Il 42enne Pashinian dal 13 aprile conduce la protesta che nel giro di 10 giorni ha fruttato le dimissioni del neo-eletto premier Serzh Sargsyan. E dopo una pausa della contestazione alla vigilia del voto che sembrava sarebbe sfociato nell’elezione di Pashinian, oggi decine di migliaia di persone hanno letteralmente paralizzato Erevan, rispondendo all’appello del leader dell’opposizione di reagire con la “disobbedienza civile” ai giochi politici che a suo avviso mirano solo a mantenere in vita un sistema corrotto, basato sui privilegi di pochi. Quasi tutte le principali vie della città sono state bloccate, come pure la strada verso l’aeroporto, molti negozi hanno abbassato le saracinesche, i treni e la rete della metropolitana hanno subito forti ritardi. Pashinian, diventato agli occhi di tanti connazionali un vero eroe che si mette in gioco per tentare un cambiamento nel Paese, ha promesso che la protesta continuerà sino a quando non sarà raggiunto l’obiettivo, ovvero l’ottenimento della guida del governo.

Ieri, il parlamento si è riunito in sessione straordinaria per eleggere il nuovo premier, come previsto dal nuovo sistema di repubblica parlamentare voluto dall’ex presidente Sargsyan, che però ha fallito nel tentativo di passare al posto di premier e sulla scia delle proteste ha fatto un passo indietro. Il suo partito repubblicano, che dispone della maggioranza assoluta in parlamento, non ha appoggiato la candidatura di Pashinian: sui 100 deputati che hanno partecipato allo scrutinio, 55 si sono espressi contro, 45 a favore. Il leader dell’opposizione dopo il voto ha minacciato uno “tsunami politico” e ha riportato la gente in strada. La Russia teme qualsiasi movimento di piazza in questa piccola repubblica di 2,9 milioni di abitanti, di cui controlla de facto l’economia e nelle ultime settimane ha mantenuto una posizione di neutralità. Almeno ufficialmente, perchè molti vedono nelle improvvise dimissioni di Sargsyan una richiesta di Mosca, che non vuole rischiare una nuova ‘rivoluzione colorata’ come quella in Ucraina o ancora prima in Georgia. askanews

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