Finisce ai domiciliari la direttrice generale del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) Ida Marandola: sarebbe lei la principale responsabile delle “gravi irregolarita’” riscontrate nella gestione del piu’ importante ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari e sul quale vigila il Ministero delle politiche agricole. Nell’inchiesta della Guardia di Finanza e della procura di Roma sono coinvolte anche altre quattro persone: un funzionario del Consiglio, nei confronti del quale il Gip ha disposto i domiciliari ma che si trova attualmente all’estero, il dirigente dell’ufficio ‘bilancio’ Speranza De Chiara, il dirigente e il dipendente dell’ufficio ‘gare e contratti’ Ginevra Albano e Luigi Amorese, nei confronti dei quali e’ stata disposta la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per i cinque gli inquirenti ipotizzano, a vario titolo, i reati di peculato, abuso d’ufficio e falso.
Le irregolarita’ nella gestione del Crea riguardano innanzitutto la scelta della nuova sede. Marandola, che divenne dirigente del Crea quando Gianni Alemanno era ministro delle Politiche Agricole, nella scelta dei nuovi locali dove spostare il Consiglio, avrebbe indicato – sostiene la Guardia di Finanza – un numero di dipendenti superiore a quello reale. Cosi’ facendo avrebbe avuto la possibilita’ di selezionare l’immobile sul mercato e non di ricorrere a quelli demaniali a disposizione poiche’ questi non sarebbero stati in grado di soddisfare le richieste. E le irregolarita’ avrebbero interessato anche il procedimento amministrativo che e’ scaturito dalla scelta della nuova sede: nell’affidare i servizi di trasloco e facchinaggio, i contratti, affermano sempre gli inquirenti e gli investigatori, sono stati “artificiosamente frazionati” in modo da non superare la soglia oltre la quale e’ necessario ricorrere a gare pubbliche.
Un frazionamento che aveva uno scopo ben preciso: consentire agli indagati di poter scegliere le ditte che avrebbero poi effettuato i servizi. Ma non solo. A Marandola e agli altri quattro destinatari del provvedimento viene contestato – con ruoli e responsabilita’ diverse – di non aver ridotto, come previsto dalla legge sulla spending review, del 15% il canone d’affitto di 2 immobili: un taglio che, se effettuato, avrebbe consentito un risparmio per lo Stato di 700mila euro. C’e’, infine, un’ulteriore contestazione: sarebbero stati commessi abusi sia nella procedura di stabilizzazione di alcuni precari del Consiglio sia nel pagamento di prestazioni professionali a due collaboratori che, in realta’, non hanno svolto alcuna attivita’ lavorativa. Oltre agli arresti, il gip ha disposto anche il sequestro di 8 milioni: somme che sono state indebitamente pagate a due societa’ che hanno affittato gli immobili e ai due ‘finti’ collaboratori del Crea.