Arresto Cecilia Sala, i genitori chiedono il silenzio stampa. Cresce la tensione tra Italia e Iran
Teheran ha collegato i casi della reporter e dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, esortando Roma a rigettare la “politica sugli ostaggi” degli Stati Uniti
Il conflitto diplomatico tra Italia e Iran si intensifica, con il destino della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta dal 19 dicembre nel carcere di Evin, strettamente legato a quello di Mohammad Abedini Najafabadi. Quest’ultimo è stato arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa su richiesta degli Stati Uniti, accusato di cospirazione e supporto materiale al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. Teheran ha chiaramente collegato i due casi, esortando Roma a rigettare la “politica sugli ostaggi” degli Stati Uniti e a creare le condizioni per il rilascio di Abedini, avvertendo che altrimenti i rapporti bilaterali potrebbero subire danni significativi.
Richieste e reazioni
L’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, è stata convocata dal Ministero degli Esteri iraniano, dove ha ricevuto un messaggio chiaro: l’Italia deve agire per facilitare il rilascio di Abedini. Questo avvertimento è stato accompagnato dalla richiesta di garantire condizioni dignitose per Cecilia Sala, la cui situazione è stata descritta come “delicata” dai suoi familiari, che hanno chiesto un silenzio stampa per evitare complicazioni ulteriori.
Dal carcere di Opera, Abedini ha espresso solidarietà per Sala, scrivendo: “Pregherò per me e per lei” attraverso il suo avvocato. Intanto, il primo atto sul destino processuale dell’“uomo dei droni” iraniani Mohammad Abedini Najafabadi, legato a doppio filo alla liberazione di Cecilia Sala, arriva da Milano.
Quattro pagine firmate dalla procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, che motivano il suo parere negativo alla concessione degli arresti domiciliari per l’ingegnere iraniano, detenuto a Opera su richiesta delle autorità Usa. Un parere negativo ma non vincolante, che complica ulteriormente la situazione. Ora la decisione finale spetta alla Corte d’appello che, nell’udienza fissata il 15 gennaio alle ore 9, dovrà decidere se concedere o meno i domiciliari a Mohammad Abedini Najafabadi, il cittadino iraniano 38enne bloccato il 16 dicembre scorso all’aeroporto di Malpensa dalla Digos in esecuzione di un mandato di cattura internazionale, dopo essere atterrato da Istanbul.
La strategia del governo italiano
Il governo italiano sta cercando di destreggiarsi in una situazione complessa, con interlocuzioni in corso sia con le autorità iraniane che con quelle statunitensi. Durante un vertice d’emergenza a Palazzo Chigi presieduto dalla premier Giorgia Meloni, sono stati discussi i passi da intraprendere per garantire il rilascio immediato di Cecilia Sala e migliorare le sue condizioni di detenzione.
Fonti italiane hanno sottolineato che la reporter vive in condizioni difficili, con limitazioni sui beni personali e sul comfort. La Farnesina ha formalmente chiesto garanzie sulle condizioni di detenzione di Sala e una liberazione immediata. Tuttavia, l’Iran ha risposto evidenziando che le sue azioni sono state giustificate dalla necessità di proteggere i propri cittadini dai mandati statunitensi.
Prospettive future
Le prospettive per una risoluzione rapida del caso sembrano incerte. I legami tra Italia e Iran sono stati messi alla prova da questa crisi diplomatica, e la posizione italiana è complicata dalla pressione degli Stati Uniti. Mentre l’Italia cerca di mantenere un dialogo costruttivo con Teheran, l’ombra delle politiche americane continua a influenzare le dinamiche bilaterali. La situazione richiede un approccio strategico e delicato da parte del governo italiano per evitare ulteriori escalation e garantire la sicurezza dei suoi cittadini all’estero.