Intesa su fisco ma crescono tensioni su manovra. E Draghi convoca i partiti

Verso 500 emendamenti segnalati. Forza Italia resta per ora sull’Aventino

1Daniele-Franco

Il percorso della manovra appena incardinata in Senato si annuncia in salita: le tensioni sulla scelta dei relatori tra i gruppi di maggioranza rischiano di essere solo un assaggio di un cammino accidentato con tempi strettissimi e con troppa carne al fuoco, e il presidente del consiglio Mario Draghi ha deciso di convocare i partiti, con l’obiettivo di garantire una navigazione il più possibile senza contraccolpi. Da mettere ‘al riparo’ anche l’intesa raggiunta al Mef tra il ministro dell’Economia, Daniele Franco, e i responsabili economici dei gruppi che sostengono l’esecutivo. I tagli alle tasse, a partire dal 2022, per 8 miliardi previsti nel provvedimento, quasi 7 miliardi per l’Irpef con il passaggio da 5 a 4 aliquote e un impatto soprattutto sui ceti medi, la revisione delle detrazioni con l’assorbimento dei bonus in busta paga, e poco più di un miliardo per la riduzione dell’Irap alle persone fisiche (autonomi e ditte individuali), non rispecchiano per un motivo o per un altro quanto sinora rappresentato dai singoli partiti, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali seguite alla notizia dell’esito del tavolo questa mattina. Un esito peraltro già bocciato da Confindustria e sindacati (per ragioni opposte).

In tre giorni, la prossima settimana, il premier vedrà dunque a Palazzo Chigi i capigruppo e i capi delegazione dei partiti della maggioranza, insieme al ministro dell’Economia Daniele Franco e a quello dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. Si inizia il 29 alle 17.30 con il M5s, il giorno dopo appuntamenti con Lega (alle 12); Forza Italia (alle 15.30); Pd (alle 17.30). Il primo dicembre sarà la volta di Coraggio Italia (alle 12), Iv (alle 15.30) e Leu (alle 17.30). Un confronto che appare necessario, dopo i campanelli d’allarme di queste ore. “L’iniziativa – spiega una fonte di governo – è nata soprattutto da una richiesta dei partiti. L’appuntamento della manovra è complesso, le tensioni sono molte ed è stato ritenuto necessario un momento di dialogo, su cui Palazzo Chigi e il governo hanno dato disponibilità”. Indicativo il braccio di ferro sui relatori tra Leu-Pd da una parte e M5S dall’altra, che si è risolto scontentando però Fi che ieri ha abbandonato i lavori della commissione Bilancio e per ora resta sull’Aventino.

Mentre i senatori non nascondono la loro delusione sull’andamento del decreto fiscale e spiegano che non stanno toccando “palla”: pochi i giorni rimasti (l’approdo in Aula è previsto per martedì prossimo) senza che ancora siano iniziate le votazioni e pochi i margini per modifiche salvo al momento quelle su cui sta lavorando il governo con i relatori, ad esempio su patent box, fisco e risorse per Comuni e Regioni. Sulla manovra la cosiddetta ‘dote’ a disposizione del Parlamento ammonta a 600 milioni di euro per l’anno 2022, salvo eventuali impegni finanziari “a decorrere da”, ricorda un senatore che dice di aspettarsi una valanga di emendamenti, ma aggiunge che probabilmente si “lavorerà su circa 500 segnalati”. La manovra ieri ha ottenuto il via libera di Bruxelles che però ha messo in guardia sul significativo aumento della spesa pubblica corrente, e nel percorso parlamentare il provvedimento imbarcherà anche il dl anti-frodi, l’intesa sul fisco e, infine, c’è chi non esclude che possa anche contenere qualche ‘anticipazione’ del ddl concorrenza dopo la sveglia arrivata dal Consiglio di Stato, applaudito dall’Europa, sullo stop alle concessioni delle spiagge entro il 31 dicembre 2023.