In scena altra farsa. Risultato: niente stipendi ai lavoratori

E’ andata in scena un’altra farsa, politica s’intende, al parlamento siciliano. Che oggi avrebbe dovuto dare il via libera alla manovrina di 130 milioni circa per pagare, tra le altre cose, gli stipendi (20 milioni) dei forestali e enti collegati alla Regione e rimpinguare le casse dei Comuni (80 milioni). Ma così non è andata. Perché? Presto detto. Dopo giorni di tira e molla tra Ars e governo sull’approvazione del documento finanziario (l’opposizione ha sempre detto che il governo in Aula è stato assente; il governo ha sempre detto che l’Aula ha sempre fatto ostruzionismo sull’approvazione della manovrina), oggi a Sala d’Ercole si presenta il governo Crocetta, rappresentato dall’assessore regionale al Bilancio, Roberto Agnello. Il quale, dopo interventi di rito, annuncia la presentazione di un emendamento con il quale, in buona sostanza, abbandonerebbe l’accensione del mutuo per procurare le risorse che, invece, verrebbero raggranellate dal bilancio della Sanità . In ogni caso parliamo di cifre che attualmente non possono garantire una copertura finanziaria, quindi, parliamo di cifre. Seconda questione. E’ noto a tutti, quindi anche ai politici, che una riscrittura di un emendamento già approvato dalla commissione competente, in questo caso quella del Bilancio, deve ritornare nella stessa commissione la quale dovrà ridare il via libera per l’Aula. Il che significa, che l’emendamento alla manovrina portato in Aula dal governo per mano di Agnello già era destinato sul nascere a non poter essere votato. Per non parlare di tecnicismi contabili, sempre relativi all’emendamento, che farebbero acqua da tutte le parti. E così con 25 voti a favore e 17 contrari l’Assemblea regionale siciliana ha deciso di rinviare il testo in commissione Bilancio, che, a norma di regolamento, avra’ 15 giorni per esaminare il ddl. In sostanza, niente soldi per gli stipendi e per i Comuni. Se ne parlerà, a discuterne, martedì 27, giorno in cui è stata rinviata Sala d’Ercole. Siamo in campagna elettorale. (G. Min.)

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redazione