Dopo Domenico Modugno e Rino Gaetano, arriva su Raiuno la vita di Nino Manfredi. Una parte sola, quella meno conosciuta dal grande pubblico che non ha mai dimenticato il grande attore ciociaro e che ora, grazie al figlio Luca, potra’ scoprire fatti e aneddoti privati suoi e della sua famiglia. “In arte Nino”, questo il nome del film che Raiuno propone il 25 settembre in prima serata, ripercorre gli anni della vita di Saturnino (nome di battesimo diventato Nino) dal 1939 al 1959 in quello che appare quasi una sorta di “romanzo di formazione”, come lo definisce il direttore di Rai Fiction Tinni Andreatta e nel quale, aggiunge, sono gia’ evidenti “l’umanita’, la forza, l’ironia e il sorriso che lo hanno reso grande. Qualita’ profondamente italiane, di quell’Italia che usciva dalla guerra”. Si parte, dicevamo, dal 1939 quando il giovane Manfredi e’ ricoverato all’ospedale Forlanini di Roma a causa della tubercolosi. Allora e’ una malattia che non lascia scampo e, infatti, ad uno ad uno uccide tutti i suoi compagni di stanza. Ma non lui, che riesce ad essere dimesso dopo tre anni di degenza in cui ha gia’ dato prova di quella “leggerezza” che lo accompagnera’ per tutta la vita. A quel punto dovrebbe studiare, suo fratello Dante vuole laurearsi in medicina e, per lui, il padre maresciallo di polizia ha scelto la carriera di avvocato. Ma Nino l’avvocato non intende farlo e, pur laureandosi solo per accontentare il padre con il quale ha un rapporto conflittuale, inizia a prendere lezioni all’Accademia di Arte Drammatica con Orazio Costa, il primo a credere in lui insieme ad un gruppo di studenti dell’Accademia tra cui Tino Buazzelli. Il resto e’, piu’ o meno, storia, con i primi ingaggi per mettere insieme il pranzo con la cena, l’incontro con Erminia, la donna che sposera’ e che gli dara’ i figli Roberta e Luca, il debutto a ‘Canzonissima’.
Ad interpretare Manfredi e’ Elio Germano che si e’ talmente calato nel personaggio da finire per somigliargli: “Mi piaceva l’idea di raccontare un attore che abbiamo amato nei panni di Geppetto e che qui, invece, dimostra di essere un po’ Pinocchio che si fa attrarre dal paese dei balocchi, cioe’ dal lavoro dell’attore. Un uomo che, con ironia, sogni e leggerezza, ha sconfitto la malattia, la paura della morte, la guerra e questo forse gli e’ rimasto sempre negli occhi”. “Elio si e’ avventurato con grande coraggio in questa impresa, non so se senza di lui sarei riuscito a fare questo film” osserva Luca Manfredi che lo ha diretto. E conferma: “Ci e’ sembrato interessante raccontare il periodo piu’ importante per la formazione di Nino, quello in cui ha scoperto quasi per caso la sua vocazione di attore, diversamente da altri come ad esempio Alberto Sordi che a soli dieci anni aveva gia’ deciso che avrebbe fatto l’attore ad ogni costo”. Manfredi conclude: “Fare un film sulla carriera di Nino sarebbe stato inutile, quella ormai appartiene alla storia”. Ad interpretare Erminia Ferrari, poi coniugata Manfredi, e’ Miriam Leone: “Siamo praticamente entrati in un album di famiglia caricandoci di una grande responsabilita’. Elio ed io, diretti dal figlio, abbiamo dovuto raccontare il primo incontro tra i suoi genitori”. A questo proposito va detto che alcuni episodi (come, appunto, quello del primo incontro) sono stati romanzati ma, assicura il regista, “il 90% di quello che abbiamo raccontato e’ tutto vero”.”In arte Nino” e’ prodotto da Compagnia Leone Cinematografica con Rai Fiction. Il produttore Federico Scardamaglia anticipa di stare “pensando ad altri film su personaggi della storia del cinema”. Ed e’ probabilmente con lui che Luca Manfredi potrebbe realizzare un film su Alberto Sordi.