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ASI e Stargate: il progetto da 500 miliardi che unisce Trump e il futuro dell’intelligenza artificiale

Se per Elon Musk la frontiera ultima è Marte, per Masayoshi Son si chiama ASI, cioè Superintellingenza artificiale generale. Il magnate giapponese, quasi un intruso nell’affare di Stargate, il progetto di sviluppo dell’Ia generativa da 500 miliardi di dollari, benedetto dal presidente americano Donald Trump (e, contestualmente, scomunicato da Musk), si è inserito con la sua SoftBank in una posizione chiave, promettendo 100 miliardi di dollari da aggiungere a quello che metteranno sul tavolo gli altri partner, a partire da OpenAI. Per lui è una scommessa, anche con margini di rischio, ma del tutto nello stile e nella strategia del personaggio.

Da questo affare, per come la vede ‘Masa’, c’è molto da guadagnare in termini economici, certo, ma nella scelta di spingere con forza sull’acceleratore ci sono anche altre motivazioni, più filosofiche. D’altronde, Son è un investitore di frontiera, non uno che ami le scommesse facili e la storia di SoftBank è fatta di diverse scelte azzeccate, ma anche di qualche sonora batosta. Masa nell’ASI pare crederci davvero e lo ripete da tempo; per lui non è un matrimonio solo opportunistico, quello che l’ha portato a sedersi al tavolo dei cavalieri dell’apocalisse tecnologica. Così, questo mese, è salito su un palco a Tokyo e ha detto che Stargate ‘influirà sul corso futuro dell’umanità’. Un’affermazione in cui c’è un che di fideistico.

D’altronde, a giugno scorso, nell’esporre all’Assemblea degli azionisti di SoftBank la filosofia che avrebbe orientato il gruppo tecnologico e finanziario nipponico, era stato chiaro che l’obiettivo è quello di sviluppare l’ASI. ‘Ho deciso di realizzare l`ASI un anno fa e mi sono concentrato ogni giorno solo su questo punto, chiedendomi se fosse veramente possibile e se noi fossimo in grado di farlo”, ha detto Son. “Voglio contribuire – ha continuato – alla straordinaria evoluzione futura dell`umanità, realizzando l`ASI”.

Nella teoria, a cui ha dato un importante contributo il filosofo Nick Bostrom, sono individuate tre tipologie di Intelligenza artificiale: l’ANI (Intelligenza artificiale stretta), che è quella a cui siamo fermi ora e che comprende il parlato ed elabora il linguaggio naturale al fine di compiere attività in interazione con l’uomo senza andare oltre i compiti assegnati; l’AGI (Intelligenza artificiale generale), che è la nuova frontiera e che si pone l`obiettivo di replicare l`intelligenza umana, in modo da avere una coscienza e di imparare dalle proprie azioni evolvendosi; l’ASI (la Superintelligenza artificiale), un’intelligenza che superi l’uomo, in grado di risolvere qualsiasi problema in maniera rapidissima. Quest’ultima è quella che, nelle visioni distopiche, preoccupa di più. Lo stesso Musk ha espresso forte preoccupazione per un ‘futuro da Terminator’, che potrebbe essere conseguenza dello sviluppo dell’ASI e che lui ha previsto addirittura già per la fine di quest’anno.

Questa visione distopica, invece, non appartiene a Son il quale, nella stessa assemblea degli azionisti, spiegò che ‘il core-business (di SoftBank) è rendere le persone felici attraverso la rivoluzione dell`informazione, facendo evolvere i mezzi per raggiungere questo obiettivo”. Ma chi è questo imprenditore visionario (e non a caso il fondo d’investimento da lui creato si chiama Vision Fund)? Son è nato nel 1957 in un piccolo centro del Giappone meridionale rurale da una famiglia di retaggio coreano. Il suo nome coreano è Son Jeong-hui e ha preso la cittadinanza giapponese solo nel 1990. Non si tratta d’un fatto secondario nella sua formazione e la sua esperienza ricorda quelli di altri protagonisti della rivoluzione Ia, come per esempio Jensen Huang, il fondatore sino-statunitense di Nvidia, che ha inventato le GPU, cuore della macchina hardware che fa girare l’Ia.

La famiglia di Masa fece di tutto per farlo studiare, nonostante situazione economica e giuridica difficile e con tutti gli ostacoli che uno zainichi (il modo in cui sono definiti i nippo-coreani) si trova ad affrontare in Giappone. Il giovane trovò un mentore nel manager Den Fujita, capo della McDonald’s in Giappone e poté studiare inglese e informatica, per poi trasferirsi negli Usa a 16 anni, a San Francisco. A Berkeley studiò economia, ma con un forte addentellato informatico e, ancora da studente, creò un traduttore elettronico che poi vendette alla giapponese Sharp: qualunque studente straniero che abbia praticato la lingua giapponese negli anni ’90, appena sbarcato nel Sol levante si è precipitato a comprare quella macchinetta dei sogni. Sempre da studente, fece soldi con la compravendita di videogiochi.

Dopo la laurea nel 1980, fondò un’azienda di videogioco (Unison) a Oakland, che poi andò a finire al gigante elettronico giapponese Kyocera. Nel 1981 fondò la SoftBank, compagnia tecnologica, con cui si lanciò nel business dei telefoni cellulari. Poi, a metà anni ’90, investì in Yahoo! Japan e nel 1999 scommise in Jack Ma e la sua Alibaba, investendo 20 miliardi di dollari. Due anni fa, però, ha venduto quasi tutte le quote del gigante dell’e-commerce cinese (che, per inciso, ha investito molto nell’Ia negli ultimi anni). Nel 2017, poi, Son mise molti soldi in Vision Fund, il fondo da lui creato, con una strategia di investimenti sempre al rilancio e con diversi inciampi. La crisi delle azioni tecnologiche della fase Covid, per esempio, portò perdite che superarono i 20 miliardi di dollari al tasso attuale.

Ora la scommessa di Son è però decisamente sull’Ia. ‘Pensate ai prossimi 10 anni. Sarà una Superintelligenza artificiale incredibile, che le persone non riescono a immaginare perché tendono a pensare in modo lineare, ma quando arriva la crescita esponenziale, va oltre ogni immaginazione’, ha dichiarato Son, secondo Nikkei Asia. ‘Questo mi ricorda l’inizio di Internet… la gente diceva: `Perché abbiamo bisogno di tanta capacità e banda?`… Ora tutte quelle critiche sembrano prive di senso’. Però, accanto alla parte visionaria, c’è anche un calcolo economico. Masa sta stringendo rapporti sempre più forti con OpenAI di Sam Altman. Secondo quanto riportato da Nikkei a gennaio, SoftBank sta valutando un investimento fino a 25 miliardi di dollari nella società americana, il che la renderebbe probabilmente il più grande investitore in termini di valore, anche se Microsoft – investitore precedente di OpenAI – manterrebbe una quota maggiore nella società.

OpenAI potrebbe fornire a SoftBank ChatGPT, il chatbot più utilizzato al mondo, oltre a preziose informazioni sul settore e sulle tecnologie emergenti. SoftBank dal canto suo ha in pancia un’importante presenza nel settore dei chip. Infatti, dapprima ha comprato il produttore Arm Holdings. Poi, nel 2020, ha venduto un braccio, Arm Limited, al gigante Nvidia per 66 miliardi di dollari, ma l’affare è sfumato per il no dei regolatori Usa e Ue. Quindi SoftBank è ancora proprietario del produttore britannico di chip, che potrebbe fare concorrenza in futuro a Nvidia, anche se per il momento le CPU prodotte da Arm non sono all’altezza delle performance delle GPU di Nvidia. Il capo della compagnia britannica, Jason Child, non ha escluso recentemente che Arm inizi a produrre GPU.

Ma ci sono anche altri asset nel portafoglio di SoftBank che potrebbero essere preziosi per Stargate. Ad esempio, SB Intuitions, che sviluppa modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), tecnologia alla base dei chatbot, basati sulla lingua giapponese. I chatbot popolari, come ChatGPT, sono solitamente basati sull’inglese, il che li rende spesso fallaci per gli utenti giapponesi.

Soprattutto, SoftBank – spiega Nikkei Asia – prevede inoltre di costruire due grandi data center per l`Ia in Giappone, che potranno beneficiare del programma Stargate trasferendo il know-how operativo accumulato insieme a partner come Oracle. Inoltre, SB Energy dovrebbe fornire elettricità rinnovabile per il progetto Stargate. Fondata nel 2019, SB Energy gestisce centrali solari negli Stati americani del Texas e della California, secondo il sito ufficiale. I data center, necessari per l’Ia, sono enormemente energivori. Il chip per l`Ia di Nvidia richiede grandi quantità di energia e sistemi di raffreddamento complessi, comportando un enorme consumo energetico per l`addestramento dei modelli di IA.

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