Aspettando Freespace: verso la Biennale di Architettura 2018
Riproponiamo le interviste con Yvonne Farrell e Shelley McNamara video
Ripartire dallo spazio, per proseguire il percorso di consapevolezza sul ruolo dell’architettura nelle nostre vite. Il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, in anticipo rispetto alla tradizione, ha presentato i curatori della 16esima Mostra internazionale di Architettura, Yvonne Farrell e Shelley McNamara e, soprattutto, il tema da loro scelto: “Freespace”. Un approccio che, in attesa dei contenuti specifici, sottolinea alcuni concetti chiave come la generosità e il senso di umanità, e rilancia parole come “dono” o “dignità”. “Partire dallo spazio – ha detto Baratta ad Askanews – è un modo per riconoscere all’architettura un ruolo fondamentale nella vita nostra, perché noi viviamo nello spazio creato dall’architettura”. La coppia di architetti irlandesi, già Leone d’Argento alla Biennale del 2012, ha offerto ai cronisti una dimensione filosofica dell’architettura che fa pensare all’idea stessa della progettazione, prima degli oggetti e accanto alle persone a cui i progetti saranno poi rivolti. Insomma, come accade per la Biennale d’Arte attualmente in corso a Venezia, una forte impronta umanistica. “Siamo state ispirate – ha spiegato Shelley McNamara – dalla descrizione della natura della musica fatta da Daniel Barenboim come qualcosa di inesplicabile se non attraverso il suono. Noi crediamo che la natura dell’architettura sia inesplicabile se non attraverso lo spazio. Lo spazio è il nostro primo interesse, perché è lo spazio che poi determina gli oggetti. Ci chiediamo come immaginare uno spazio che possa focalizzarsi sulla gioia della vita, ma anche su quella della luce del sole, delle ombre, della Luna. Che tipo di spazio desideriamo come esseri umani per sentirci bene. Questo è molto importante per l’architettura”.
Dalla relazione con il contesto naturale a quella con la dimensione sociale il passo è molto breve e, alla Biennale, quasi obbligatorio. “Noi non vogliamo – ha aggiunto Yvonne Farrell – che le persone considerino l’architettura come una semplice collezione di oggetti, ma come lo spazio creativo nel quale vive la società. Vogliamo cambiare la percezione, vogliamo rendere più consapevoli del fatto che l’architettura è una somma di superfici che contengono noi come società, in tutto il mondo”. E lo spazio che sarà indagato dalla Biennale di Farrell e McNamara è anche fatto di assenze, di vuoti, di ciò che apparentemente sembra non essere l’architettura, e Baratta ha invitato tutti a pensare in termini più ampi: “Se qualcuno qui davanti – ha aggiunto il presidente della Biennale – guarda l’isola di San Giorgio la cosa più chiara che gli viene in mente è riconoscere che quell’architetto quando fece quella chiesa stava pensando a noi, l’architetto sapeva che stava costruendo lo spazio davanti alla chiesa”. Anche se quello spazio è, all’apparenza, solo vuoto. Di questo, e di molto altro, si ragionerà alla 16esima Biennale di Architettura, che aprirà al pubblico il 26 maggio 2018 e si concluderà sei mesi dopo. (Questo servizio è stato realizzato nel giugno 2017, in concomitanza con la prima presentazione della Biennale di architettura 2018. Lo riproponiamo nel giorno della conferenza stampa ufficiale).[irp]