Una moschea a Dacca e un ponte pedonale a Teheran. Ma anche una mini biblioteca a Pechino e un parco multietnico a Copenaghen. Sono in tutto sei i vincitori del premio Aga Khan, che è stato assegnato con una cerimonia ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Assegnato ogni tre anni, il prestigioso premio di circa un milione di euro da dividere tra i vincitori, è rivolto a progetti realizzati per rispondere ai bisogni e alle esigenze di comunità con una forte presenza di musulmani. “Lo spirito del pluralismo è stato centrale per le grandi opere passate della cultura islamica e resta un principio centrale di questo premio”, ha dichiarato il principe Karim, Aga Khan IV. “L’obiettivo di questo premio è di rinnovare una delle più grandi eredità culturali di questo mondo, le tradizioni dell’architettura islamica”.
E a proposito di innovazione, tra le opere premiate c’è anche la moschea Baitur Rouf di Dacca, realizzata con dei mattoni rossi: qui la ventilazione e i giochi di luce la rendono un rifugio per la spiritualità. E’ priva di minareto e di cupola ed è stata concepita da una donna, Marina Tabassum. “L’idea di utilizzare la spritualità come elemento di architettura mi ha sempre intrigata, amo lavorare in luoghi spirituali”, ha spiegato l’architetto. Tra le altre opere premiate ci sono: il Superkilen di Copenaghen, “uno spazio pubblico per promuovere l integrazione. L’Issam Fares Institute progettato da Zaha Hadid Architects a Beirut. Il ponte pedonale Tabiat a Teheran, che nel collegare due parchi è diventato uno spazio urbano popolare. Un centro di formazione rurale a Gaibandah, in Bangladesh, ispirato da uno dei più antichi siti urbani archeologici del paese. E infine una biblioteca per bambini a Pechino, progettata dallo studio cinese ZAO.