Assegni falsi e truffe, 7 misure cautelari a Palermo
Erano due persone, un rappresentante 57enne e un 64enne, al vertice di una banda dedita alla ricettazione di assegni e alle truffe, smantellata stamani dai carabinieri di Monreale, in provincia di Palermo. I militari hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 7 persone, emessa dal gip di Palermo Marco Gaeta su richiesta dei sostituti procuratori Renza Cescon, e Daniele Sansone. Il gruppo metteva in circolazione assegni bancari e/o postali postdatati, definiti “ballerini”, privi di alcuna copertura economica, ma che introdotti nel circuito commerciale fungevano da denaro “pronta consegna”. Infatti la carta vincente del raggiro era quello di immettere assegni per importi anche modesti che non destassero troppo sospetto, e soprattutto che potessero essere sostituiti da altri assegni “ballerini” senza difficoltà. Gli importi andavano da un minimo di 200 euro a un massimo di 4.000 euro circa. La struttura criminale aveva a disposizione diversi soggetti che in alcuni casi aprivano dei conti correnti di comodo con il solo scopo di ottenere dei carnet di assegni che successivamente venivano consegnati ai componenti dell’organizzazione criminale. Gli organizzatori, dopo averli controllati tramite siti on-line tipo (CAI-PASS) vendevano questi assegni, posdatandoli, al prezzo di circa 200 euro ciascuno, consentendo così agli acquirenti di far circolare denaro “virtuale” senza una reale copertura finanziaria.
Nel corso delle indagini, tale circolazione di denaro “virtuale” connesso all’assegno “ballerino” è risultata largamente praticata sul tessuto commerciale cittadino.
Il meccanismo utilizzato dal gruppo riguardava però anche la vendita di assegni rubati e/o smarriti che, sebbene inesigibili in quanto bloccati, venivano rivenduti ad un prezzo di gran lunga inferiore a quello degli assegni ballerini, di norma non più di 50 euro ciascuno. Per l’approvvigionamento dei titoli l’organizzazione poteva contare su una folta schiera di soggetti che, per le più svariate motivazioni, mettevano a disposizione assegni aperti e/o chiusi. Per quanto riguarda i titoli aperti o “ballerini”, una volta venduti e quindi immessi nel circuito commerciale, spesso venivano utilizzati per la commissione di truffe. Diversamente, gli assegni cosiddetti “chiusi” una volta negoziati a fronte di vari pagamenti, dopo essere stati posti all’incasso dalle ignare vittime, venivano bloccati poiché provento di smarrimento o furto e quindi oggetto di indagini. In questi casi, così come accertato nel corso delle indagini, il capo della banda si premurava di individuare dei soggetti associati anche loro al gruppo criminale che, per poche decine di euro, si autodenunciavano dichiarandosi autori dell’illecita negoziazione del titolo, così da tutelare il soggetto che in realtà aveva materialmente immesso sul mercato il titolo sia l’intera organizzazione.