Da circa 60 anni gli astronomi hanno scoperto le Blue Straggler Star (BSS), una popolazione di stelle massicce (tra 1.2 e 1.6 masse solari) che, sorprendentemente, sono ancora all’inizio della loro vita. Secondo gli astronomi, questi oggetti così anomali (che non dovrebbero esistere, oggi, negli ammassi globulari) si sarebbero generati attraverso processi fisici capaci di aumentarne la massa, come collisioni dirette o fenomeni di vampirismo (trasferimento di materia da una compagna). La loro origine e i loro processi evolutivi, tuttavia, rimangono ancora un mistero. Le BSS sono generalmente osservate durante la loro fase di sequenza principale quando sono facilmente distinguibili (in termini di luminosità e colore) dalle altre stelle “normali”. Al contrario, in fasi evolutive avanzate le Blue Straggler diventano indistinguibili dalle altre stelle dell’ammasso. Per questo, fino ad oggi, era stata identificata soltanto una BSS in una fase avanzata di evoluzione.
Ora, grazie alla “bilancia cosmica”, i ricercatori di Bologna sono riusciti finalmente a smascherare un’altra Blue Stragglerevoluta, con una massa pari a 1.4 volte quella del Sole, nell’ammasso globulare 47 Tucanae. Ferraro spiega l’idea che sta alla base del procedimento utilizzato: “l’abbondanza di un dato elemento chimico misurata dalle righe di assorbimento degli atomi ionizzati è fortemente legata alla massa stellare, mentre tale dipendenza è trascurabile se si usano le righe spettrali dello stesso elemento allo stato neutro. Poiché le abbondanze di tale elemento ottenute dalle due misurazioni devono concordare tra loro, la differenza tra i due valori può essere utilizzata per ricavare la massa della stella. La differenza tra le due abbondanze chimiche può essere quindi considerata come l’indice di una bilancia a due piatti: quando si sceglie il valore di massa corretto, l’indice punta sullo zero”. Questo metodo “permette di stimare in modo accurato differenze di massa tra stelle, indipendentemente dal fatto che esse siano normali o anomale”, aggiunge Massari. Per i ricercatori, la scoperta non solo coincide con una nuova identificazione di BSS evoluta ma apre anche una nuova frontiera per lo studio di questi oggetti.