L’Afghanistan ha appena vissuto il peggior mese di Ramadan come numero di vittime violenze, da quando nel 2001 è iniziato l’intervento degli Stati Uniti nel Paese asiatico all’indomani degli attacchi dell’11 settembre di quell’anno. Secondo un conteggio fatto dall’agenzia di stampa France Presse alla vigilia di Eid al Fitr, la festività religiosa che chiude il periodo di digiuno musulmano, le vittime delle violenze nel mese di Ramadan sono state di almeno 200 morti, in maggioranza civili ed oltre 700 feriti. Il mese sacro di quest’anno, iniziato il 27 maggio, è stata particolarmente segnato da un attacco con un camion bomba a Kabul lo scorso 31 maggio. Un attentatore suicida, nel più sanguinoso attacco contro il quartiere diplomatico della capitale afgana in 16 anni, ha ucciso almeno 150 persone, tutte afgane, e ferito altri 400. Subito dopo l’attacco, che non è stato rivendicato, centinaia di manifestanti sono scesi in strada per protestare contro: almeno quattro dei dimostranti sono rimasti uccisi dalla polizia. Il giorno dopo tre kamikaze si sono fatti esplodere durante il funerale di una delle vittime, causando la morte di sette persone. Le ostilità sono cominciato il primo giorno di digiuno, con l’esplosione a Khost di un autobomba che ha ucciso 13 persone e ferito altre 6. I talebani, ma anche i jihadisti dello Stato islamico (Isis), noti per la loro ostilità alla minoranza sciita del Paese hanno preso di mira, una moschea sciita a Kabul, un luogo di preghiera a Herat (est) oltre a numerose postazioni delle forze di sicurezza nelle province Parwan e Paktia, uccidendo 20 persone e ferendone altre decine.
“E’ stato il mese più mortale per i fedeli afgani e di tutti coloro che osservano il digiuno”, ha confermato a Afp un analista politico, il generale Abdul Wahid Taqat. “Hanno ucciso ovunque potevano, nelle moschee, nelle strade (…) perché pensano che più uccidono maggiore sarà la ricompensa”, ha aggiunto. L’animazione che di solito precede la celebrazione di Eid e la fine del digiuno è molto più sobria quest’anno, soprattutto a Kabul, dove la popolazione teme nuovi attacchi da parte degli estremisti, fiduciosi come sono di vincere in questa particolare occasione un biglietto diretto al paradiso. Al culmine del suo intervento, innescato dopo l’11 settembre 2001 per abbattere il regime dei talebani colpevole di ospitare al-Qaeda e il suo leader, Osama bin Laden, l’esercito statunitense ha impiegato fino a 100.000 uomini nel Paese. In un messaggio diffuso ieri, in occasione di Eid a Fitr, il leader dei talebani, Mullah Haibatullah Akhundzada che non appare mai in pubblico, ha promesso di continuare a combattere le forze straniere fino al loro completo ritiro.