Un nuovo attacco ha colpito una torretta situata nei pressi della Linea Blu, la linea di demarcazione stabilita dal ritiro delle forze israeliane nel 2000, pur non riconosciuta ufficialmente come confine tra Libano e Israele. Secondo quanto confermato da Andrea Tenenti, portavoce di Unifil, in collegamento da Beirut al programma “Che tempo che fa” di Fabio Fazio sul canale Nove, un bulldozer israeliano ha deliberatamente attaccato la base della torretta, in quello che appare come un atto visibile e intenzionale.
“È solo l’ultimo di una serie di attacchi che abbiamo subito nei giorni scorsi dalle forze armate israeliane, dopo che ci era stato chiesto di abbandonare le nostre posizioni nel sud del Paese”, ha spiegato Tenenti, sottolineando la determinazione dei peacekeeper a rimanere, nonostante la richiesta del Primo Ministro Netanyahu di lasciare le postazioni per motivi di sicurezza. “Siamo qui per un mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e per la volontà della comunità internazionale”, ha ribadito, rimarcando che il compito principale di Unifil è monitorare e assistere la popolazione civile.
Durante la trasmissione, Tenenti ha anche confermato nuovi attacchi aerei israeliani su Beirut sud. “Proprio mentre eravate in pubblicità, dalle finestre del mio ufficio ho visto nuove esplosioni nei quartieri meridionali di Beirut”, ha riferito il portavoce. La situazione nella regione è particolarmente drammatica: negli ultimi 30 giorni, più di 2.000 persone sono state uccise, oltre 12.000 sono rimaste ferite, e quasi un milione di persone è stato sfollato dal sud del Libano.
La devastazione ha colpito molti villaggi, rasati al suolo dai bombardamenti israeliani. Tenenti ha sottolineato che la missione di Unifil continua a ritenere la via diplomatica l’unica soluzione possibile: “Una soluzione militare non risolverà il problema, serve una soluzione politica e diplomatica.”
Tenenti ha parlato anche del complesso rapporto tra Hezbollah e la popolazione libanese, affermando che un dialogo interno è cruciale per evitare che solo le forze internazionali possano imporre un mandato. La situazione nel Paese è complicata dalla presenza di vari gruppi confessionali, ma c’è la volontà, sia da parte libanese sia da parte dei partiti politici, di arrivare a un cessate-il-fuoco. “La risoluzione ONU 1701, sebbene non implementata, potrebbe essere un punto di partenza per il dialogo, ma manca la volontà politica per farlo”, ha aggiunto.
In riferimento ai militari italiani di Unifil, Tenenti ha confermato che la brigata Sassari, insieme ad altri ufficiali, sottufficiali e carabinieri italiani, continua a lavorare in condizioni estremamente difficili. “Sono motivati e fanno un lavoro incredibile nonostante molte ore trascorse nei bunker,” ha dichiarato.
La missione Unifil ha denunciato l’azione israeliana di demolizione della torretta come una “flagrante violazione del diritto internazionale”, mettendo in pericolo la sicurezza dei peacekeeper. Tuttavia, nonostante le pressioni, i caschi blu rimangono operativi nelle loro postazioni, proseguendo il lavoro di monitoraggio e assistenza.
Nel frattempo, da parte libanese è stata espressa adesione alla proposta di cessate-il-fuoco avanzata da vari attori della comunità internazionale, incluso il governo italiano. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante la sua recente missione in Libano e Giordania, ha affermato che l’uccisione del leader di Hamas, Yahya Sinwar, potrebbe rappresentare un’opportunità per una nuova fase politica in Medio Oriente.
Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha promesso di essere molto chiaro con le controparti israeliane riguardo agli attacchi contro i soldati della missione Unifil, definendo tali atti come “gravi violazioni del diritto internazionale umanitario”. La situazione nella regione resta altamente instabile, con Hezbollah che continua a lanciare razzi verso il nord di Israele e con le truppe israeliane che proseguono le incursioni di terra nel sud del Libano.