Aumentano gli stipendi in Parlamento, maggioranza prepara la bozza
LA CASTA Risoluzione della maggioranza per reintrodurre le indennità di funzione per i dipendenti. Altro emendamento per aggiornare le indennità agli incrementi Istat di Alberto Di Majo
di Alberto Di Majo
Gli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato potrebbero aumentare presto. Una bozza di deliberazione preparata dalla maggioranza a Montecitorio prevede, infatti, di riportare le indennità di funzione (una parte del compenso di assistenti, consiglieri e tecnici che lavorano in Parlamento) ai valori previsti al 31 dicembre 2012, che erano più del doppio rispetto a quelli degli ultimi anni. Così il segretario generale (il grado più alto dell’amministrazione) otterrà 2.200 euro netti al mese in più, un capo servizio quasi 1.200 euro, un coordinatore di unità operativa di V livello 441 euro, un interprete-traduttore 378 euro, fino ad arrivare ai più “poveri”, gli addetti alle segreterie del presidente, dei membri dell’ufficio di presidenza e del segretario generale che avranno un aumento di indennità di funzione pari a quasi 160 euro netti al mese. Eppure gli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato, ridotti nel tempo, sono rimasti piuttosto alti. Con venti anni di servizio, ad esempio, un documentarista porta a casa più di 150 mila euro all’anno o un collaboratore tecnico oltre 100 mila. Dopo dieci anni di anzianità i compensi oscillano tra i 50 e i 144 mila euro lordi all’anno. Con le nuove indennità gli stipendi saliranno ancora. La differenza per le casse di Montecitorio sarà rilevante: quasi un milione e mezzo di euro all’anno. Si passerà dagli attuali 2.142.291,63 euro a 3.404.008,63.
Ma non è tutto. Il testo base preparato da Pd e company e in discussione in questi giorni prevede che l’ammontare delle indennità sia determinato sulla base del criterio del “valore più basso” tra quello stabilito al Senato e quello previsto alla Camera, appunto, al 31 dicembre 2012. Ma c’è già una proposta dei sindacati per modificare la norma, prevedendo le nuove indennità “sulla base della media dei valori tra quello stabilito dal Senato e quello previsto alla Camera” sempre alla stessa data. In questo modo sarebbero più alte. Peraltro le indennità di funzione dovrebbero essere corrisposte soltanto per incarichi o risultati di particolare rilevanza. Qui invece cadrebbero a pioggia sui dipendenti. Secondo le nuove norme l’avranno 123 dipendenti di IV livello su 265 e 138 funzionari di V livello su 151. Non proprio una minoranza.
L’emendamento presentato dai sindacati prevede, almeno, che “i titolari degli incarichi” avranno sì soldi in più ma soltanto “per il periodo in cui gli incarichi sono effettivamente ricoperti”. Tanto per evitare la beffa. Un altro emendamento, invece, punta ad aggiornare le indennità “automaticamente al primo gennaio di ogni anno in ragione degli incrementi medi, calcolati dall’Istat, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti contrattualizzati sulle voci retributive, ivi compresa l’indennità integrativa speciale, utilizzate dal medesimo istituto per l’elaborazione degli indici delle retribuzioni contrattuali”. Un “pacchetto” completo, insomma, che cerca di restituire ai dipendenti del Palazzo una parte dei soldi che gli sono stati tagliati negli ultimi anni. Peccato per tutti gli altri italiani che continueranno a vedere gli aumenti con il binocolo.