Politica

Autonomia differenziata, Calderoli divide le Regioni

Il tema dell’autonomia differenziata potrebbe trasformarsi in uno dei principali terreni di scontro tra governo e opposizione. Oggi, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, che per la prima volta incontrava il ministro delle Regioni e dell’Autonomia, Roberto Calderoli, è sembrata svolgersi su due binari paralleli, almeno stando ai commenti dei governatori del centrodestra e del centrosinistra. A partire dai giudizi sul documento portato dal ministro leghista, “una bozza di disegno di legge sull’autonomia differenziata” per i presidenti che sostengono l’esecutivo Meloni, “appunti di lavoro che violano la Costituzione”, secondo il governatore della Puglia, Michele Emiliano.

“Doveva essere applicata dal 2001”

A gettare acqua sul fuoco, il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, che ha parlato “di discussione positiva” e dell’inizio “di un confronto di un progetto che vede già partecipi alcune Regioni”. Ma per il governatore del Friuli Venezia Giulia, “l`intendimento è di allargare la prospettiva alle Regioni che vogliono acquisire una maggiore responsabilità su alcune materie a seconda delle proprie specificità”. Calderoli ha escluso che ci sia “una spaccatura tra Nord e Sud”. Per il ministro leghista c’è “più il Sud che ha paura che qualcuno si avvantaggi a loro discapito. Mi auguro che tutti possano trarre un vantaggio piccolo o grosso da questa riforma” che “doveva essere applicata dal 2001 e ancora non ha avuto attuazione. Spero che con la Conferenza delle Regioni si arrivi a una serie di proposte loro che troveranno legittimamente spazio in un testo normativo condiviso da tutti”.

Bonaccini: “Servono condizione precise”

Alla vigilia, ad accendere la miccia ci aveva pensato il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, oggi assente giustificato alla riunione in via Parigi, sottolineando che con la bozza Calderoli si rischia “l’esautoramento totale delle competenze del Parlamento, del ministero dell’Economia e della stessa Conferenza delle Regioni”. Sulla stessa lunghezza d’onda Emiliano, che ha paventato il rischio di una Babele se “non si realizza una legge cornice che stabilisca, in dialogo con la Conferenza delle Regioni, quale siano le materie possano essere oggetto di intese e quali vadano necessariamente escluse: scuola, energia e trasporto non possano essere oggetto di una delega alla Regioni”. Da parte sua, il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, tra i nomi per sostituire Enrico Letta alla segreteria del Pd, ha sottolineato che “nessuno è contro l`autonomia in quanto tale, per altro prevista dalla Costituzione”, ma “per potere proseguire e trovare un accordo, servono condizione precise: una legge quadro per definire i Lep, i fabbisogni standard e la spesa storica con il coinvolgimento del Parlamento; va eliminata la questione dei residui fiscali”.

Pubblicato da
redazione