L’accordo è stato raggiunto ll’alba dopo una riunione durata oltre 6 ore a palazzo Chigi, i Benetton usciranno gradualmente da Autostrade e sarà Cassa depositi e prestiti a sostituirli.Il Consiglio dei ministri, convocato alle 22, era stato sospeso intorno a mezzanotte per un esame nel dettaglio della nuova proposta arrivata in serata da parte del gruppo che fa capo alla famiglia Benetton per un accordo sulla questione Autostrade. L’ipotesi prevedeva, secondo quanto si apprende, l’ingresso di Cdp al 51%, lo scorporo e la successiva quotazione di Aspi e cessione della quota in mano ai Benetton.
Una volta terminato l’esame in una riunione ristretta presieduta dal premier Giuseppe Conte, presente il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il Consiglio è stato riaperto per l’illustrazione e la discussione. Ma la nuova proposta per Autostrade della famiglia Benetton è stata ritenuta ancora “non soddisfacente” dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. che ha ribadito la ‘linea dura’: o Aspi accetta entro stasera le condizioni che il governo ha già sottoposto oppure ci sarà la revoca, avrebbe detto, sottolineando che “non si può più tergiversare”. La svolta è arrivata dopo una serrata trattativa tra le varie anime della maggioranza: Mit, Mef e Cassa depositi e prestiti hanno avuto il mandato di definire i dettagli della transazione che dovrà iniziare entro il mese di luglio e l’uscita graduale dei Benetton.
“La partita su Aspi non poteva essere giocata sulla pelle di famiglie – ha affermato il premier Giuseppe Conte -. L’intervento dello Stato tutela i posti di lavoro e in una prospettiva di lungo periodo offre anzi una visione occupazionale di ampia portata”. Conte ha anche evidenziato che i Benetton “hanno accettato di riformulare il piano tariffario secondo le nuove indicazioni dell’autorità regolatoria (ART) e hanno accettato di riportare in equilibrio economico e giuridico la convenzione che appariva totalmente squilibrata a favore di Aspi, cosa questa che è all’origine delle difficoltà di questo negoziato”.
La tensione è stata vissuta per l’intera giornata all’interno della maggioranza. Una riunione dei capi delegazione che era stata convocata prima del Cdm era saltata. Era stato Dario Franceschini a chiedere di confrontarsi direttamente in Consiglio aperto intorno alle 23 e sospeso poco dopo. La cosa non andava giù alla ministra Teresa Bellanova, che ne faceva una questione di metodo: quando Conte e Gualtieri si riuniscono per decidere come condurre la trattativa finale, la capo delegazione di Iv, l’unico partito apertamente contro la revoca, fa trapelare la sua irritazione.
Ma è soprattutto l’irritazione nel Movimento 5 stelle a emergere durante la lunga notte di Chigi: è rivolta anche – forse soprattutto – al premier, in un crescendo che ha fatto ipotizzare a qualche esponente di maggioranza come possibile addirittura lo scenario un ribaltone estivo. Al di là di trame e suggestioni, Conte sul dossier Autostrade si è giocato molto. L’intervista al Fatto Quotidiano ha segnato un cambio di passo nella sua strategia. E, prima del Cdm, il premier non ha cambiato linea. “O Aspi accetta le condizioni che il governo le ha già sottoposto o ci sarà la revoca”, era stato l’ultimo avvertimento con cui Conte entrava alla riunione di Palazzo Chigi. Anche perché, avrebbe detto ai suoi, “non si può tergiversare”.
Intanto, Atlantia vola in Borsa dopo l’accordo sulla controllata Autostrade per l’Italia raggiunto all’alba con il governo. L’intesa prevede l’ingresso di Cdp al 51%, lo scorporo e la successiva quotazione di Aspi con la progressiva uscita della famiglia Benetton dall’azionariato. Il titolo – che ha faticato a fare prezzo in apertura per via dell’eccesso di rialzo – alle 09.50 circa era in progresso del 25,38% a 14,35 euro dopo aver toccato un massimo a 14,47 euro.
L’OPPOSIZIONE
“Sono due anni che va avanti il balletto Revoca si, Revoca no. Pare che Conte, dopo aver parlato di Revoca a mercati aperti, abbia nuovamente cambiato idea. La verità è che il Governo ha poche idee e confuse. Conte ha lasciato il dossier nel cassetto per due anni. Ora lo tira fuori precipitosamente e superficialmente perché c`è la cerimonia di inaugurazione del nuovo ponte l`8 agosto. Nessun paese serio si comporta in questo modo”. Così il leader di Azione Carlo Calenda a proposito delle concessioni ad autostrade.
“E alla fine il governo si inginocchiò davanti ai tanto vituperati Benetton – ha detto Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato -. Altro che revoca, altro che angeli vendicatori impazienti di calare la mannaia senza aspettare i tempi della giustizia dopo il crollo del ponte Morandi: la verità sull’accordo – e non revoca – tra il governo e Atlantia per la gestione di Autostrade certifica l’inconsistenza di un governo che non riesce ad andare oltre la soglia dei proclami e degli annunci. I termini dell’accordo dicono chiarissimamente che la strada dell’esecutivo è stata quella di negoziare le clausole del disimpegno progressivo di Atlantia da Autostrade con il solito ingresso di soldi pubblici nella società secondo il solito schema venezuelano applicato all`Italia”.
Insomma, per l’esponente azzurro, “in questa ridicola farsa, i 5Stelle con i loro improvvisati compagni di viaggio del Pd hanno dimostrato ancora una volta di che pasta sono fatti: pasta frolla. Il Governo che ha perso tempo per la negoziazione, ancora oggi, a distanza di due anni dal crollo, non ha fatto assolutamente nulla per monitorare in modo tranquillizante tutti i ponti della rete. Il Governo, anziché procedere con proclami farlocchi sulla revoca, avrebbe dovuto pretendere e controllare che tutti i ponti fossero adeguatamente attenzionati circa il loro stato di salute. Ciò sta a significare che la tragedia del ponte Morandi non ha insegnato nulla. E questa è una tragedia nella farsa”, ha concluso Mulè.
“Conte ha perso un`altra battaglia con il Pd, l`ha fatta perdere al M5S e, soprattutto, all`Italia – ha detto Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi -. La supercazzola inventata in luogo dell`attesa revoca della concessione autostradale serve solo a tirare la palla avanti, a prendere tempo in attesa che equilibri differenti consentano di tutelare la famiglia Benetton, amica storica della sinistra, e l`intera pletora di cooperative e consulenti che sono stati beneficiati di regalie milionarie dagli anni `90 in poi, creando un circuito vizioso di complicità aggravato dall`incuria, dagli scarsi investimenti, dall`inesistente manutenzione della rete che si è materializzata nella tragedia del crollo del ponte Morandi”.
“La retorica stucchevole messa in campo in difesa degli attuali concessionari – aggiunge – è stata condita da farneticazioni autentiche, del tipo: ‘chi verrà più a investire in Italia se sarà revocata la concessione?’…Mi domando, al contrario, quale avvilente immagine di scarse serietà e autorevolezza stia dando l`Italia che, di fronte a contratti non rispettati dalla Società Autostrade, alla vergogna di un ponte che crolla i cui fotogrammi fanno il giro del mondo e al dolore per le 43 vittime della tragedia non abbia ancora provveduto alla revoca né abbia avanzato la richiesta di risarcimento dei miliardari danni morali e materiali subiti. Anche debolezza, ricattabilità e sciatteria fanno scappare gli investitori”, ha concluso Rampelli.
Secondo la Lega, invece, “mesi di chiacchiere per non cambiare nulla: niente revoca ad Autostrade (nonostante le promesse dei grillini) e solo danni miliardari a viaggiatori e imprese, solo in Liguria per oltre 4 miliardi”.
L’uscita di Atlantia (Gruppo Benetton) dall’azionariato di Aspi? “E’ pura ideologia, fumo sugli occhi del sacrosanto risentimento popolare” ma anche “un pericolo enorme dal punto di vista economico” perché “ci arriverà a costare 20 miliardi di euro”. Lo ha detto Massimo Cacciari, a margine della presentazione del Festival Filosofia a Modena. “E’ pura ideologia, puro fumo sugli occhi del giusto e sacrosanto risentimento popolare – ha spiegato Cacciari -. Un pericolosissimo fumo perché potremmo andare a un contenzioso che potrebbe costarci anche una ventina di miliardi”. Per l’ex sindaco di Venezia, “prima si fanno i processi, prima si vede come stanno le cose, e non si dice unilateralmente ‘vattene'”.
Ma poi, “al di là delle colpe di Benetton”, quale dovrebbe essere la soluzione futura? “Per tornare all’Anas? Perché non sono crollati i ponti dell’Anas? Per puro miracolo è crollato un ponte gestito dall’Anas senza fare morti – ha ricordato Cacciari -. Tornare all’Anas meglio di Benetton ma in quale leggenda? in quale film? Non scherziamo. E’ un pericolo enorme dal punto di vista economico: possiamo prenderci una bastonata che va dai 7 ai 20 miliardi”. Quello di Conte “è un governo che su queste questioni continua a fare ideologia, come sul Mes. Sventolano bandierine l’una contro l’altra”.