È l’uovo di Colombo per azzerare l’evasione dal canone Rai: la tessera prepagata. Una card che potrebbero presto ricevere tutti gli abbonati (beninteso quelli in regola con il versamento) e che, una volta inserita nell’apparecchio del digitale terrestre del televisore, consentirebbe l’accesso a tutte le trasmissioni Rai. Certo, la Rai non è Mediaset e nemmeno Sky e non tutti i programmi potranno essere criptati, “ma solo alcuni, come le partite o i film”, spiega il senatore Maurizio Rossi, della Commissione di Vigilanza Rai. “E la card non deve essere intesa come come un sistema coercitivo, quanto piuttosto come un modo per responsabilizzare l’utente, facendogli capire che conviene essere in regola con il canone. E sarebbe certamente un sistema migliore dell’attuale, con il quale si chiede ai cittadini di pagare senza alcuna spiegazione sul perché. Ed è anche sparito, con le mie proteste, il bollino blu nei programmi, quello che avrebbe dovuto permettere di distinguere tra le trasmissioni realizzate grazie al canone e quelle finanziate invece con la pubblicità”.
Rossi, di Liguria Civica, che è anche l’editore della tv genovese “Primocanale”, ha personalmente illustrato la proposta al viceministro all’Economia Enrico Morando e al sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli. E proprio Giacomelli, nei giorni scorsi, aveva annunciato una “rivoluzione”, nel settore del canone, che cambierà radicalmente, sarà basato sui consumi e sarà a prova di evasione. E certamente la card Rai, che non pone alcun problema dal punto di vista tecnico, potrebbe rispondere a tutti questi requisiti. Per il momento solo una proposta, “ma comunque è certo che Viale Mazzini deve cambiare – spiega Rossi – perché il 6 maggio 2016 scade la convenzione Stato-Rai e non è possibile, come ipotizzano alcuni, un semplice rinnovo”. Il senatore infatti ha richiesto un parere sull’argomento allo studio legale Loiodice che, nero su bianco, ha dichiarato che “entro il 6 maggio 2016 lo Stato deve stabilire, nei bandi e nei capitolati, le modalità dell’affidamento del servizio pubblico locale e nazionale”.
Si tratterà di una gara europea alla quale “potranno partecipare tutti i soggetti – spiega Rossi – che si deve cominciare a preparare da subito e alla quale la Rai si deve presentare pronta. Altrimenti non avrà alcuna possibilità di spuntarla nei confronti di altri concorrenti. Che – aggiunge il senatore – hanno tagliato in questi anni di crisi il 20% dei loro costi. Un taglio di 150 milioni, quello previsto dalla spending review, per la Rai rappresenta invece solo il 6% dei ricavi. Viale Mazzini potrebbe fare addirittura di più”. “La Rai – prosegue Rossi – deve cominciare a vivere nella realtà. Il canone del futuro non sarà, come oggi, i costi dell’azienda divisi per il numero di coloro che devono pagare. Ma piuttosto il risultato di una serie di offerte fatte da soggetti che possono garantire la comunicazione a costi più bassi”. Per il momento, invece, il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini ha chiesto al dg Gubitosi di esplorare la vendita di quote di Rai Way, la società che gestisce gli impianti di trasmissione. Un provvedimento al quale Rossi si è detto profondamente contrario perché “non risolve i problemi… anzi”. (Il Tempo)