“Babelfish”, persone legate dall’essenza delle cose

30 luglio 2014

Storie diverse, ma con un comune denominatore quello di cercare di andare oltre le apparenze, guardare la realtà con una prospettiva particolare e una curiosità che diventa linfa vitale nelle esistenze dei protagonisti, svelando significati nuovi rispetto un comune sentire. E’ questo quello che lega le esperienze dei racconti di Babelfish, romanzo di Gino Pitaro edito da edizioni Ensemble. Un libro carico d’intensità che cerca, in un melting pot culturale tra differenti città e costumi, di far emergere l’umanità dei personaggi. Quest’ultimi sono attenti a quello che accade loro intorno, desiderosi di trovare un indizio rivelatore che spieghi il motivo di un gesto, una scelta un rifiuto. Questo perché, come dice uno dei protagonisti “per leggere dentro la vita bisogna conoscerne il linguaggio segreto”.

L’opera descrive persone che si muovono in posti lontani ma su uno stesso binario, vogliono l’essenza delle cose e non gli aspetti superficiali. Pitaro con Babelfish ci fa comprendere, in un periodo storico dove l’apparire sembra essere tutto e l‘omologazione culturale è imperante, l’importanza di porsi ancora delle domande, di trovare un tono diverso nella musica di ogni giorno anche in situazioni apparentemente normali. Babelfish fa emergere, attraverso una prosa accattivante e mai banale, il nostro spirito guida che spazia tra il non voler essere troppo fuori dagli archetipi imperanti per non essere emarginati, e la straordinaria forza di far affiorare la nostra personalità, al di la delle usanze e dei credi. L’opera, partendo dal particolare, sembra voler estendere a l’umanità interrogativi su di sé e il proprio futuro, attraverso condizioni dell’anima che esplorano esperienze varie ma simili in una realtà multipla.

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