Economia

Baldassarri: numeri ottimistici nel def, alcuni anche cabalistici

I numeri contenuti nel Def, di fronte alla grande crisi mondiale provocata dalla pandemia di Covid-19, sono “ottimistici”, alcuni perfino “cabalistici”. A sostenerlo è l’economista Mario Baldassarri. Rispetto al quadro indicato dal Governo nel Documento di economia e finanza, il Centro Studi Economia Reale, di cui l’ex viceministro dell’Economia è presidente, stima infatti per il 2020 un crollo del Pil italiano attorno al 10%, con la disoccupazione che volerà verso il 15%. Di conseguenza il deficit pubblico si attesterà attorno a 180 miliardi, pari all’11% del Pil, e il rapporto tra debito e Pil balzerà oltre il 160%. “Questo è quanto si prospetta sul 2020 secondo le previsioni del Centro Studi Economia Reale e, purtroppo, questo quadro è ormai difficilmente modificabile”, ha spiegato Baldassarri in un’intervista ad askanews. “Nel 2021 potrà esserci una ripresa attorno al 3% del Pil, ben lontana dal poter fronteggiare la disoccupazione e le condizioni di finanza pubblica. Il tasso di disoccupazione scenderebbe di un punto, il deficit potrebbe contenersi all’8% del Pil ma il rapporto debito/pil continuerebbe a crescere verso il 170%”.

Davanti a questi numeri, osserva Baldassarri, “il quadro di previsione che il governo ha indicato nel Def è invece un po’ più ottimista”. Ossia una caduta del Pil attorno all’8%, seguita da un rimbalzo al +4,7% nel 2021. Per il 2021 si prevede un deficit al 5,7% ed un debito al 152,7%. Secondo Baldassarri, “l’ottimistico profilo di crescita per l’economia italiana dipende dall’esterno da altrettanto ottimistiche previsioni sull’economia mondiale”. Nel Def si dice infatti che il commercio mondiale sarà al -2,5% nel 2020 e crescerà dell’1,1% nel 2021. Il Pil mondiale senza l’Ue si indica in crescita dello 0,5% quest’anno con un rimbalzo al 5,8% nel 2021. Il Pil dell’Unione europea è dato scendere del 4,4% per poi crescere al 7,1% nel 2021, “cioè di più del Pil del resto del mondo”, sottolinea l’ex viceministro. “Da qui derivano i numeri ottimistici sulla crescita dell’economia italiana dalla quale segue una ancora più ottimistica previsione della disoccupazione che passerebbe dal 10% del 2019 soltanto all’11,6% quest’anno per ridiscendere all’11% nel 2021”. Pertanto, stigmatizza Baldassarri, “una grande crisi mondiale, europea e italiana, più profonda della grande crisi degli trenta, si risolverebbe con un aumento della disoccupazione dell’1% nel 2021…”.

Gli andamenti di finanza pubblica non sembrano quindi recepire pienamente la “grande crisi” che abbiamo di fronte, evidenzia Baldassarri. Nel conto consolidato delle PA, il totale della spesa pubblica passa dagli 871 miliardi del 2019 ai 922 miliardi del 2021. Il totale delle entrate pubbliche è stato pari a 841 miliardi del 2019, si ridurrebbe a 793 nel 2020 per poi risalire ad 847 miliardi del 2021. “Da questi numeri – spiega – origina un deficit pubblico di soli 118 miliardi in questo 2020 e di 75 miliardi l’anno prossimo. E questo, nonostante si indichi una pressione fiscale che dal 42,4% del 2019 salirebbe al 42,5% nel 2020 e al 43,3% nel 2021”. L’economista punta poi il dito contro la voce “altre spese correnti” che da oltre 20 anni appare tra le varie voci di spesa e che ammonta a 60 miliardi nel 2019, a 61 miliardi nel 2020 e a oltre 63 miliardi nel 2021. “Indicare una generica voce di altre spese per importi così elevati ogni anno non è accettabile e soprattutto non rende comprensibile agli stessi membri di governo, al Parlamento ed ai cittadini quanto e come lo Stato spende”, critica Baldassarri.

Dentro questa voce, spiega, si ‘nascondono’, tra gli altri, trasferimenti correnti a fondo perduto per circa 30 miliardi all’anno. Ai trasferimenti correnti a fondo perduto si sommano poi quelli in conto capitale che ammontano 21 miliardi nel 2019, 25 miliardi nel 2020 e 19 miliardi nel 2021. “In totale quindi – osserva Baldassarri – nel 2019 abbiamo distribuito oltre 50 miliardi di fondi perduti e, soprattutto, diciamo che continueremo nel 2020 e nel 2021 a distribuirne ancora per 55 miliardi quest’anno ed altri 50 miliardi l’anno prossimo. Sarebbe il caso di dire, almeno questo anno, che quelle risorse già scritte a bilancio devono servire per pagare un indennizzo a fondo perduto a tutte le imprese e ai lavoratori autonomi per il mancato fatturato subito per la chiusura per decreto delle loro attività, facilmente e giustamente calcolabile sulla base di quanto dichiarato lo scorso anno”. Infine, osserva Baldassarri, nel Def “si indica ufficialmente che il decreto Cura-Italia dei primi di marzo incide per 20 miliardi e non per 25 come annunciato mentre il decreto Liquidità per le imprese è ad impatto zero sul bilancio pubblico. Purtroppo, questo secondo arruffato decreto liquidità rischia di essere ad impatto zero anche sulle imprese, visto che poche imprese vedranno le banche erogare tali prestiti e comunque la liquidità arriverà forse non prima di un mese. In sintesi – ha concluso l’ex viceministro del Tesoro – Alcuni numeri del Def sono ottimistici, altri cabalistici”.

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