La botta è forte, Elly Schlein non lo nasconde, evita le acrobazie che spesso i leader politici utilizzano per commentare risultati negativi, anche perché sa che la delusione nel partito è forte, non solo nella minoranza. La leader Pd convoca la segreteria Pd per fare l’analisi del voto, quel 5 a 1 rimediato ai ballottaggi non può essere ignorato, né regge la giustificazione che in fondo il nuovo gruppo dirigente del partito è al lavoro solo da un paio di mesi. Per questo la Schlein si presenta davanti alle telecamere per ammettere: “E’ una sconfitta netta”. Qualcuno dei parlamentari vicini alla segretaria ci prova a dare la colpa alle precedenti gestioni del partito, spiegando che queste sconfitte sarebbero in fondo la coda del `vecchio Pd’. Ma è un terreno scivoloso, perché rischia di innescare reazioni immediate, come dimostrano la puntualizzazione di un parlamentare vicino all’ex segretario Enrico Letta: “Con Enrico il Pd le amministrative le ha vinte per due anni di fila”. E l’unico sindaco eletto ai ballottaggi, Giacomo Possamai, è vicino proprio a Letta, da sempre.
La Schlein davanti alle telecamere non prova a minimizzare: “Sono amministrative ma dimostrano che il vento a favore delle destre è ancora forte, c’è ancora. Sapevamo che sarebbe stata difficile. Non si ricostruisce, non si cambia in due mesi. E non passa mai da singole persone. Ci vorrà un tempo più lungo per ricostruire fiducia, per ricostruire un centrosinistra nuovo, competitivo e vincente”. Del resto, qualche voce che chiede una riflessione si è levata subito anche nelle dichiarazioni ufficiali. L’ex capogruppo al Senato Simona Malpezzi chiede una “riflessione”, perché “ogni sconfitta lo esige”. Il senatore Dario Parrini scrive su Facebook: “Inutile girarci intorno. Sono estremamente preoccupato. Il dato dei ballottaggi toscani è pesante per il Pd. Più ancora di quello medio nazionale, anch’esso purtroppo non confortante”. Ma anche Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci Pd, afferma: “Male i ballottaggi. In particolare è dolorosa la sconfitta di Ancona dove le divisioni del primo turno non si sono ricomposte”.
Andrea Orlando fa eco alla linea della segretaria, parla di “un’aria favorevole alla destra, non è cambiato il vento rispetto a settembre”. Non solo, aggiunge, “c’è un tema generale che riguarda come fermare la destra che, come abbiamo visto, è forte in tutta Europa”. Ma l’ex ministro offre anche un suggerimento alla nuova leader: “Si sta riducendo una rendita, perché il centrodestra inizia a costruire classe dirigente a livello locale, che viene ritenuta credibile rispetto al passato. Un vantaggio competitivo che il centrosinistra aveva si è progressivamente assottigliato. Penso che a livello locale ci siano una serie di problemi: c’è l’esigenza di costruire un partito e in molte realtà cominciamo ad avere problemi nella selezione della classe dirigente. Sono problemi che erano già sul tavolo e che oggi devono essere risolti. Mi auguro che vengano affrontati rapidamente dal gruppo dirigente nazionale”. Insomma, l’ex ministro della Giustizia richiama l’attenzione sull’importanza di avere un partito strutturato, che funzioni e che sappia scegliere le persone e i candidati.
Nella minoranza che ha sostenuto Bonaccini alle primarie c’è insofferenza, soprattutto sulla linea politica. Tanto che, raccontano, lo stesso Lorenzo Guerini ha invitato più di un parlamentare a non drammatizzare, così come – avrebbe spiegato – era sbagliato cedere a facili entusiasmi sull’onda dei sondaggi delle scorse settimane. Di sicuro, però, tutti considerano la sconfitta pesante e nelle riflessioni interne al partito delle prossime settimane da Base riformista verrà la richiesta di non chiudere il Pd in un perimetro ristretto, con il rischio di far via via sentire esclusi tanti elettori. Ma anche un esponente della sinistra, a microfoni spenti, ammette: “Se arriviamo alle europee così il giorno dopo scatta il redde rationemà Il problema è costruire davvero le alleanze”.
E la Schlein la spiega innanzitutto proprio con le divisioni nel campo del centrosinistra. “E’ andata male nei capoluoghi, meglio nei comuni medi. Però il fatto che il Pd sia il primo partito nel voto di lista non è per noi una consolazione. E’ evidente che da soli non si vince”. Il punto, insiste, è che “c’è da ricostruire un campo alternativo a una destra che è divisa su tanti temi, ma che quando si tratta di andare al voto quantomeno si presenta unita anche nei luoghi dove al primo turno era andata separata”. E questo compito non può ricadere solo sul Pd, è un onere che di cui devono farsi carico anche centristi e M5s: “Sentiamo la responsabilità della ricostruzione di un campo che credibilmente contenda alla destra la vittoria. Ma è una responsabilità che non riguarda solo il Pd”. Di sicuro, però, la corsa per le europee del 2024 comincia in salita.