È una affermazione oltre le attese quella del centrosinistra nei capoluoghi di provincia dove si è votato per il secondo turno delle elezioni amministrative. La coalizione governava soltanto in due città (Parma e Cuneo, riconfermate) su 13 e chiude la tornata elettorale conquistando Verona, Monza, Catanzaro, Piacenza e Alessandria. Il centrodestra si è invece imposto a Lucca, Barletta, Frosinone e Gorizia, dove correva unito, ma ha pagato la mancata compattezza in alcuni centri, primo fra tutti la città veneta, dove il no del sindaco uscente Federico Sboarina (Fdi) all’apparentamento con Flavio Tosi (Forza Italia), arrivato terzo al primo turno, è stato decisivo.
Nonostante la buona affermazione generale se il centrosinistra voleva mettere alla prova il cosiddetto campo largo, cioè la coalizione allargata al M5s, a Catanzaro ha avuto un segnale positivo, mentre a Viterbo e Frosinone, ha avuto la peggio. “Oggi vinciamo bene e in modo convincente. Alla fine paga la serietà e la responsabilità. Il Pd vince i ballottaggi delle amministrative 2022 soprattutto per questo, perché la politica deve dare ai cittadini affidabilità e linearità. Grazie a tutti” ha commentato a caldo il segretario del Pd, Enrico Letta.
Nel centrodestra, oltre a quella di Verona, considerata una roccaforte, brucia la ferita di Monza, dove per il sindaco uscente, il forzista Dario Allevi, si era speso nei giorni scorsi anche Silvio Berlusconi, arrivato in città per un comizio dalla vicina Arcore. A incidere sul risultato complessivo a livello nazionale è anche il calo dell’affluenza, che si è fermata al 42,20% contro il 54,11% del primo turno. A Como e Viterbo si sono affermati, a sorpresa, candidati civici. In totale, cinque capoluoghi hanno cambiato colore passando dal centrodestra al centrosinistra (Verona, Catanzaro, Alessandria, Monza e Piacenza) e uno è passato dal centrosinistra al centrodestra (Lucca), dove Mario Pardini è stato appoggiato, tra le polemiche, anche da Casapound e No vax.