di Veronica Passeri
Quasi 9 milioni di elettori – 8.610.142 secondo i dati del Viminale – per una tornata di ballottaggi dove si decide tutta la partita di queste amministrative. Domenica saranno scelti, infatti, i sindaci di 126 comuni tra cui le sei grandi città coinvolte nel rinnovo delle amministrazioni comunali: Roma, Torino, Napoli, Milano, Bologna e Trieste. Tranne Napoli in tutte le altre realtà il Pd deve difendere il comune finora amministrato – nella Capitale l’ultimo sindaco eletto prima del commissariamento è stato Ignazio Marino – dall’assalto del Movimento cinque stelle (a Roma e a Torino) e del centrodestra (a Milano e Bologna). Situazione capovolta a Trieste dove ad essere avanti è il candidato sostenuto da tutto il centrodestra Roberto Di Piazza che va al ballottaggio con il 40,80% dei voti contro Roberto Cosolini appoggiato dal centrosinistra (29,21%). A Napoli il sindaco uscente Luigi De Magistris, che proprio negli ultimi giorni ha lanciato l’idea di un movimento nazionale di “liberazione popolare” per sfidare Matteo Renzi, prova a riconquistare Palazzo San Giacomo contro il candidato del centrodestra Giovanni Lettieri.
Partita al secondo round anche per 14 capoluoghi di provincia: Benevento, Brindisi, Carbonia, Caserta, Crotone, Grosseto, Isernia, Latina, Novara, Olbia, Pordenone, Ravenna, Savona e Varese. Le urne saranno aperte per la sola giornata di domenica dalle 7 alle 23. Determinante sarà il fattore astensionismo. Sia per il numero di coloro che anche al secondo turno decideranno di non votare, sia per quelli che, disertate le urne due settimane fa, non si perderanno i ballottaggi. Al primo turno l’affluenza media si è attestata al 62,14%, con un calo del 5,28% rispetto a cinque anni fa. Ma il dato più ‘allarmante’ riguarda le grandi città dove – ad eccezione di Roma – il calo degli elettori è stato ancora più sensibile, a Milano ben il 13% in meno e a Napoli il 6%. Solo nella Capitale i cittadini che sono andati a votare arrivano al 57,19% contro il precedente turno amministrativo quando si erano fermati al 52,81%.
Ecco dunque le sfide più significative: a Roma Roberto Giachetti (Pd) (foto) insegue con il 24,87% Virginia Raggi (M5S) (foto) che è avanti di oltre dieci punti (35,25%); a Torino è Chiara Appendino (M5S) a rincorrere Piero Fassino, sindaco uscente, che ha un vantaggio di 11 punti percentuali; a Bologna il sindaco uscente Virginio Merola (centrosinistra) non ce l’ha fatta al primo turno e con il 39,48% se la dovrà vedere con Lucia Borgonzoni, sostenuta da tutto il centrodestra unito – da Fi alla Lega fino a Fdi – che però è indietro di quasi 20 punti (22,27%). A Napoli Luigi De Magistris parte da un 42,82% e contro di lui si batte Gianni Lettieri (Forza Italia più alcune liste civiche) che al primo turno ha totalizzato il 24,04%. A Milano, dove il Pd esce dalla gestione di Giuliano Pisapia (eletto nel 2011 al ballottaggio con il 55,1% dei voti contro Letizia Moratti) la partita è davvero sul filo di lana: Giuseppe Sala per il centrosinistra è avanti di un soffio con il 41,69% tallonato da Stefano Parisi con il 40,77%. Particolare il caso di cinque comuni con meno di 15mila abitanti che il 5 giugno non sono riusciti ad esprimere un sindaco perché l’esito del voto ha espresso un pareggio: si tratta di Narzole, (Cuneo), Ardenno (Sondrio), Casina (Reggio Emilia), Civita D’Antino e Ortucchio (L’Aquila). Se si verificasse un altro pareggio? Sarà eletto sindaco il candidato con maggiore anzianità anagrafica.