Qualsiasi sarà la situazione, “a marzo del prossimo anno, il Regno Unito lascerà comunque l’Ue. Saremo preparati per tutte le eventualità possano emergere dai negoziati”. Parla il ministro britannico per la Brexit Dominic Raab, che, nonostante pensa di “riuscire” a trovare un’intesa con Bruxelles, sembra prepararsi al peggio. D’altronde, finora, i tanti negoziati andati in scena con il delegato di Bruxelles, Michel Barnier, non hanno prodotto nulla di buono.
“Stiamo entrando nella fase finale del negoziato – ha detto Barnier -. Abbiamo concordato di negoziare ininterrottamente, e Raab ed io ci incontreremo regolarmente per fare il punto, ed andare avanti”. Ma il capo negoziatore dell’Ue per la Brexit ha puntualizzato: “Siamo su un lungo cammino, non siamo sulla cima”, come dire c’è tanta strada da fare”. Su alcuni punti, tuttavia c’è un’intesa, “come la sicurezza, la difesa, ma sulla relazione futura non c’è accordo” ha concluso Barnier. I nodi sul tappeto sono tanti e di peso tra cui i costi più alti per i pagamenti con carte di credito, problemi alle frontiere, ma norme invariate sui farmaci.
E così il governo britannico ha lanciato il suo avvertimento sui costi di una Brexit senza accordo, fornendo addirittura le linee guida su come intende far fronte a una divorzio non amichevole con al Ue. E che è previsto alle 23 del 29 marzo 2019. Di seguito i punti principali delle prime 25 su 84 “note tecniche” che verranno pubblicate a fine settembre sull’impatto per le imprese e i cittadini britannici nel caso di fallimento die negoziati:
– Pagamenti con carta di credito più cari Il governo ha avvertito che i consumatori britannici potrebbero affrontare “maggiori costi e tempi di elaborazione più lenti” per le transazioni in euro e che “il costo dei pagamenti con carta tra il Regno Unito e l’UE aumenterà probabilmente”. Avrebbe fine inoltre il divieto di sovraccarico in vigore nella Ue, che impedisce alle aziende di addebitare ai consumatori l’utilizzo di alcuni metodi di pagamento. I consumatori potrebbero dover affrontare un altro potenziale aumento dei costi dello shopping online, dal momento che i pacchi in arrivo in Gran Bretagna non saranno più soggetti all’Iva leggera che invece vale in Ue.
– Burocrazia Anche le imprese che commerciano con l’UE potrebbero affrontare maggiori costi. Le aziende dovrebbero “se necessario, mettere in atto misure per rinegoziare le condizioni commerciali in modo da rispecchiare eventuali cambiamenti nelle procedure doganali e sulle accise e qualsiasi nuova tariffa applicabile UK-UE”, si legge in una delle note. “Le aziende dovrebbero considerare se sia appropriato per loro acquistare software e/o coinvolgere un broker doganale, uno spedizioniere o un fornitore di servizi logistici per supportarli alla luce di questi nuovi requisiti”.
– Chiedete a Dublino La questione del commercio transfrontaliero tra l’Irlanda del Nord – parte del Regno Unito – e la Repubblica d’Irlanda è una delle più controverse nei negoziati sulla Brexit. Le ditte britanniche che commerciano con l’Irlanda dovrebbero “considerare se occorrerà un parere del governo irlandese sui preparativi che è necessario fare” in caso di mancato accordo.
– Servizi finanziari Il governo ha avvertito i clienti in tutto lo Spazio economico europeo che non sarebbero più in grado di utilizzare i servizi delle banche di investimento con sede nel Regno Unito, mentre i contratti transfrontalieri potrebbero non essere più validi. Le banche possono evitare tali problemi istituendo filiali UE – cosa che molti istituti di credito hanno già iniziato a fare. I servizi finanziari contribuiscono a più di un quarto delle esportazioni di servizi britannici verso l’UE, con un valore di 27 miliardi di sterline (30 miliardi di euro) su 90 miliardi nel 2016.
– Commercio e beni Nascerebbe un’Autorità per la tutela commerciale per le imprese britanniche con reclami, in sostituzione della Commissione europea. “Continueremo ad applicare controlli doganali altamente automatizzati, basati sui rischi mirati all’intelligence”, secondo le note del governo di Londra sui preparativi per il no-deal. Le autorità doganali lavoreranno con le imprese per “ridurre al minimo i ritardi e gli oneri aggiuntivi per il commercio legittimo, assicurando nel contempo la conformità”.
– Farmaci La Gran Bretagna lascerà l’Agenzia europea del farmaco, ma continuerebbe a riconoscere i test in batch e le certificazioni UE per evitare la necessità di ripetere test e interruzioni delle forniture. Le banche del sangue e i fabbricanti di prodotti ematici continuerebbero a conformarsi ai requisiti dell’UE, mentre le leggi dell’UE sugli organi e sui tessuti sono state incorporate nella legge britannica. Il ministro della Brexit Dominic Raab ha detto che la Gran Bretagna dovrebbe rimpinguare le scorte nazionali di medicinali per sei settimane ulteriori in aggiunta all’attuale livello di tre mesi per evitare qualsiasi interruzione.
– Aiuti umanitari In caso di interruzione, il governo britannico finanzierà programmi post-Brexit attualmente finanziati dall’UE “in cui un’organizzazione del Regno Unito è il partner principale del consorzio o l’unico implementatore”.
– Tabacco Le leggi interne sostituirebbero le stringenti norme europee dopo la Brexit. Tra gli impatti. Sarebbero necessarie nuove foto sui pacchetti dei prodotti per fumatori perchè “il copyright di quelle attuali appartiene alla Commissione europea”.