Per due volte Giovanni Cafeo, indagato a Siracusa per turbativa d’asta e traffico di influenze illecite nel suo ruolo di ex capo di gabinetto del sindaco Giancarlo Garozzo (rpt ex capo di gabinetto e non assessore), fu a un passo dall’ingresso nel governo di Rosario Crocetta. Due tentativi non riusciti, però, come raccontano le cronache politiche. Ora Crocetta, interpellato dall’ANSA, sostiene che fu proprio lui a opporsi al nome di Cafeo. “Se non avessi tenuto la barra dritta questo governo sarebbe caduto da tempo”, dice. “Mi opposi in modo durissimo – riferisce – La prima volta durante la formazione del governo bis: in quell’occasione fu Davide Faraone a farmi il nome di Cafeo per bilanciare la presenza in giunta di un altro siracusano, ma siccome sapevo dei legami di parentela che aveva con la famiglia Foti, puntai i piedi e alla fine decisi di nominare Maria Rita Sgarlata. Cafeo mi fu riproposto per la seconda volta durante le trattative per il terzo governo, questa volta a farmi il suo nome fu Giancarlo Garozzo, delegato da Faraone alle trattative. Non cedetti e nominai il giovane Gerratana”. Il governatore poi ricorda anche le pressioni per far entrare nel governo il deputato regionale Franco Rinaldi, all’epoca Pd e ora Forza Italia. “Non volli neppure lui – afferma Crocetta – Era espressione di quel mondo della formazione che io volevo rivoluzionare, per cui era incompatibile. Poi Rinaldi fu indagato assieme al cognato Francantonio Genovese nell’inchiesta sui corsi d’oro a Messina”. “Il vero rottamatore in Sicilia sono stato io. Solo io – conclude Crocetta – Mi sono opposto ai gruppi di potere, salvando il governo e il Pd”.