La Banca d’Italia non pare avere lo stesso ottimismo del governo gialloverde. Via nazionale non fa sconti all’economia italiana e taglia le stime di crescita per il 2019, prevedendo che il Pil crescerà di appena lo 0,6% quest’anno, a fronte dell’1% di espansione stimato in precedenza e previsto dal governo. Una doccia fredda per l’esecutivo Conte che potrebbe essere costretto a una manovra correttiva se queste stime si materializzassero. Sempre secondo Palazzo Koch, nuovi rialzi dei tassi di interesse sui titoli pubblici, una più rapida trasmissione dei loro attuali livelli alle condizioni di finanziamento del settore privato o un più marcato deterioramento della propensione all’investimento delle imprese “metterebbero a rischio la prosecuzione dell’espansione”.
“Per contro – prosegue Bankitalia – ritmi di crescita più sostenuti di quelli prefigurati in questo scenario potrebbero essere conseguiti nel medio termine se si riducessero ancora gli spread sovrani”. Il Bollettino economico di Via Nazionale non lascia spazi a interpretazioni. “Per l’inflazione – aggiunge Bankitalia – i rischi al rialzo derivanti da pressioni connesse con gli aumenti delle quotazioni delle materie prime energetiche sono compensati dagli effetti di un possibile indebolimento dell’attività economica interna e internazionale e dall’eventualità che, in un contesto di domanda relativamente debole, la trasmissione ai prezzi degli incrementi salariali fin qui osservati sia più lenta che in analoghi episodi verificatisi in passato”.
Palazzo Koch non è più ottimista sul finire del 2018. In attesa di conoscere il dato definitivo dell’Istat, infatti, gli economisti di Via Nazionale vedono nel quarto trimestre dell’anno appena passato un probabile secondo calo consecutivo del Pil, che farebbe scivolare il Paese nella cosiddetta recessione tecnica dopo la flessione nel terzo quarto del 2018. L’Italia, si legge nel bollettino, si avvia a chiudere l’anno con una crescita del Pil dell’1% – o dello 0,9% tenendo conto dei dati destagionalizzati e delle correzioni per gli effetti di calendario – ma “negli ultimi tre mesi del 2018 il Pil potrebbe essere ancora diminuito” dopo la flessione dello 0,1% del terzo trimestre, “a seguito della flessione della domanda interna”, con gli investimenti ancora in affanno, mentre “sarebbe proseguito il recupero delle esportazioni”.
Prima dello scorso luglio, la crescita del Pil italiano durava ininterrottamente da oltre un triennio, ovvero dal secondo trimestre del 2014. Oltre al “ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese”, gli altri fattori “più sfavorevoli” per il 2019 sono “le prospettive di rallentamento del commercio mondiale” e le difficoltà congiuntrali “nell’industria in senso stretto”. L’Istituto centrale presieduto dal governatore, Ignazio Visco, spiega che, al contrario, sono “moderatamente positivi” gli effetti dell’accordo con la Commissione Ue sulla manovra, che hanno fatto calare lo spread tra Btp e Bund tedesco, anche se le condizioni dei mercati sono “più tese di quelle osservate prima dell’estate”.
Proprio l’Ufficio di statistica centrale tedesco, Destatis, ha annunciato nei giorni scorsi che la Germania dovrebbe riuscire a evitare il pantano della recessione tecnica con un colpo di reni nell’ultimo trimestre. Le proiezioni di Bankitalia sul Pil italiano nel 2020 e nel 2021 sono rispettivamente dello 0,9 e dell’1 per cento, ma l’incertezza è “particolarmente ampia”. Un dato senza dubbio positivo è il calo degli Npl nei bilanci delle banche. “La riduzione dell’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti – scrive via Nazionale – è proseguita, raggiungendo il 4,5% nel terzo trimestre al netto delle rettifiche, 1,8 punti in meno rispetto a un anno prima”. Rallenta anche il flusso dei nuovi Npl “resta contenuto” all’1,7% annuo nell’ultimo trimestre.