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Barcellona, 350mila in piazza a difesa degli indipendentisti. Arresti e feriti

In 350 mila sono scesi in strada a Barcellona per manifestare contro le sentenze inflitte dalla Corte Suprema spagnola ai leader indipendentisti. A fornire i dati e’ stata la polizia della citta’ catalana. Finora il bilancio parla di quattro feriti e tre arresti negli scontri in via Laietana a Barcellona, di fronte al quartier generale della polizia. Tra questi, uno dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, e’ rimasto ferito in modo grave e secondo alcune fonti ha un ginocchio rotto. Gruppi di manifestanti hanno anche eretto barricate e acceso fuochi in mezzo a diverse strade del centro di Barcellona, come sul Paseo de Gracia e nella via Pau Claris. Alla manifestazione – indetta dall’Assemblea nazionale catalana, Omnium Cultural e altri enti sociali e culturali – hanno aderito tutti i partiti pro-indipendenza. Tra i partecipanti, anche il presidente della Generalitat, Quim Torra, e il presidente del Parlamento, Roger Torrent. “I nostri leader sono stati detenuti ingiustamente e nessuna sentenza cambiera’ i nostri obiettivi”: ossia, l’indipendenza della Catalogna.

E “noi andremo avanti fin dove i catalani vorranno”, ha sottolineato Torra, che alcune settimane fa aveva annunciato l’intenzione di organizzare un nuovo referendum secessionista entro due anni. Torra, prima della manifestazione, ha cercato di serrare le fila del movimento incontrando i sindaci di oltre 800 comuni. Ai primi cittadini il leader catalano ha assicurato che “l’autodeterminazione e’ una strada senza ritorno” ed ha fatto un appello all’unita’: un appello quanto mai necessario, tanto piu’ che alla sua riunione non hanno partecipato i sindaci delle cinque citta’ piu’ grandi della Catalogna, che rappresentano un terzo della popolazione. Mancava all’appello anche la sindaca di Barcellona, Ada Colau, a cui Torra ha rimproverato una posizione troppo morbida, ancorata al dialogo a tutti i costi con Madrid. Alla Moncloa, per ora, la porta del confronto con le autorita’ catalane resta chiusa. Lo ha ribadito la vicepremier Carmen Calvo, ricordando che “il governo ha incontrato gli esponenti della Generalitat in diverse occasioni, ma li ha avvertiti che parlare di diritto all’autodeterminazione e’ una cosa che non esiste”.

E probabilmente a Madrid si confida anche nella parte della Catalogna che di indipendenza non vuol sentir parlare. E che domani ha in programma una contro-manifestazione unionista, sempre a Barcellona. Va ricordato che il 14 ottobre scorso, l’alta magistratura spagnola ha inflitto pene carcerarie a 9 leader indipendenti catalani che occupavano cariche di governo nell’ottobre del 2017, durante il periodo del referendum sull’autodeterminazione della Catalogna e della dichiarazione di indipendenza, approvata dal Parlamento di Barcellona. Oriol Junqueras, Raul Romeva, Joaquim Forn, Jordi Turull, Josep Rull, Dolors Bassa, Carme Forcadell, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart sono stati condannati a pene da 9 a 13 anni di carcere. La sentenza ha suscitato una durissima reazione in Catalogna, che da allora e’ stata scossa da manifestazioni, violenze e scontri.

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redazione