Dopo il cancro al seno e la successiva asportazione della mammella, il segno indelebile della mutilazione metteva a dura prova la psiche delle donne. Questo non accade più dal momento che negli ultimi anni la ricostruzione post mastectomia è entrata a far parte a pieno titolo della cura del cancro.
Grazie alla ricostruzione del seno, il cancro, oggi, fa meno paura. Resta un percorso duro da intraprendere, ma con la possibilità di recuperare, una volta terminato la terapia e il post operatorio, una vita normale.
È bene rivolgersi ai centri specializzati, dove anche i chirurghi plastici, nella maggior parte dei casi sono oncologi, e come tali disegnano percorsi ad hoc per ogni singola paziente. Ogni caso clinico è diverso da un altro, per questo motivo, la scelta su che tipo di soluzione adottare post mastectomia, è concordata tra specialisti e pazienti.
Sono sostanzialmente due le direzioni che si possono intraprendere dopo una mastectomia: l’impianto di una protesi oppure il riempimento della mammella con tessuto adiposo.
Le protesi mammarie
Le protesi mammarie si compongono di un involucro esterno in silicone che contiene il silicone in gel o una soluzione fisiologica. Si tratta di un intervento non definitivo, nel senso che, dopo un periodo di tempo considerevole, le protesi devono essere sostituite. È necessario condurre controlli annuali, dove è doveroso che le pazienti siano sottoposte a ecografia o risonanza magnetica, per verificare lo stato delle protesi.
La ricostruzione con tessuto adiposo
Sempre più donne scelgono di effettuare la ricostruzione del seno con tessuto adiposo, prelevato direttamente dal corpo della paziente. Una tecnica nata e consolidata dal veronese Gino Rigotti, responsabile della chirurgia rigenerativa della Clinica San Francesco di Verona.
Si tratta di una procedura chirurgica che può essere realizzata già durante l’intervento di demolizione della mammella, fatta eccezione quando è necessario ottenere i risultati istologici sul tessuto asportato, poiché potrebbero dover essere somministrate prima delle terapie complementari come radioterapia o chemioterapia.
Tre sono i vantaggi di questa procedura:
1) un recupero completo della sensibilità da parte della paziente (diversamente da quanto accade con l’innesto della protesi);
2) si tratta di un intervento definitivo, che non richiede nessun tipo di monitoraggio sistematico, anche se ovviamente i controlli di routine per una paziente che è stata operata di cancro devono essere sempre fatti;
3) ultimo, ma non meno importante, quella con adipe è la ricostruzione migliore dal punto di vista morfologico; sia perché diminuisce la necessità di rendere simmetrico il seno interessato con quello non operato, sia perché diminuisce la necessità di rimodellamento.
L’unico svantaggio, se così lo si può definire, è che, mentre per la mastoplastica additiva una seduta può essere sufficiente, il riempimento con tessuto adiposo non può essere svolto in un’unica seduta operatoria; effettuata la prima, a cadenza trimestrale e a seconda delle esigenze della paziente, vengono programmate le altre. La ricostruzione con il tessuto adiposo permette alle donne di mettere “fine” alla parola cancro e recuperare la normalità senza alcuno strascico psicologico.
I numeri del cancro al seno
Il tumore al seno rappresenta il 29% dei tumori che colpisce le donne, il rischio di ammalarsi aumenta con l’aumentare dell’età e le sue probabilità di sviluppo sono di una donna su 42 fino ai 49 anni, una donna su 18 tra i 50 e i 69 anni e di una donna su 21 tra i 70 e gli 84 anni.
Purtroppo anche il trend d’incidenza del cancro al seno in Italia appare in leggero aumento, di circa lo 0,9% ogni anno, mentre continua a calare la mortalità (– 2,2 % per anno). Si è osservato che esiste una differenza minima di mortalità tra le diverse zone del nostro Paese: 37,6 casi ogni 100 mila donne al Nord, 31,8 casi al Centro e 34,1 casi al Sud e nelle Isole.