Cronaca

Battaglia in Val Susa dopo sì a Tav, 48 denunciati. “Delusi da Beppe Grillo”

Quarantotto manifestanti denunciati, molti dei quali vicini al centro sociale Askatasuna di Torino, compreso il leader storico del movimento No Tav, Giorgio Rossetto, un poliziotto leggermente ferito. E’ il bilancio, dei disordini avvenuti oggi in Val di Susa in occasione del corteo contro la Torino-Lione, partito nel primo pomeriggio da Venaus, dove e’ in corso di svolgimento il festival Alta Felicita’. Poche ore dopo l’invio della lettera all’agenzia per le infrastrutture dell’Ue con cui il Mit ha confermato che i lavori per l’opera andranno avanti, in migliaia hanno sfilato in direzione Chiomonte, sede del cantiere dell’alta velocita’.

“Abbiamo centrato l’obiettivo. Volevamo arrivare al cantiere e ce l’abbiamo fatta”. Le parole di questa 57enne valsusina riassumono lo stato d’animo con il quale i No Tav rientrano al campeggio di Venaus. Diverse migliaia di attivisti sono partiti da li’, hanno violato la ‘zona rossa’, hanno forzato la prima cancellata, hanno raggiunto la seconda e sono arrivati a sfiorare le odiate recinzioni. Un agente della Digos viene ferito in modo lieve da una pietra, lanciata con petardi, bombe carta e lacrimogeni. Il bilancio finale e’ di 48 denunciati, tra cui molti attivisti del centro sociale torinese Askatasuna, compreso il suo leader storico No Tav, Alberto Perino, che prima della partenza aveva ribadito l’invito a evitare qualsiasi azione violenta e provocatoria, perche’ altrimenti sarebbe stato “un regalo a Salvini”.

Un appello caduto nel vuoto quando un gruppo di attivisti con il volto coperto si e’ staccato dal corteo principale e ha forzato il cancello che si trova in fondo al sentiero gallo-romano, divelto con un flessibile. Subito dopo i manifestanti si sono resi protagonisti di una sassaiola, con la polizia che ha risposto esplodendo lacrimogeni. “Abbiamo ripristinato la legalita’, questa e’ una via francofona, l’antica via delle Gallie che e’ stata chiusa illegalmente”, ha spiegato un esponente del movimento che si oppone all’alta velocita’. Nel frattempo alcuni manifestanti hanno raggiunto il ponte sul fiume Clarea, quindi e’ stato appeso uno striscione sulla rete a protezione del cantiere con la scritta “Fermarlo tocca a noi No Tav“.

Nel tardo pomeriggio, a seguito del lancio di alcune bombe carta, la polizia ha risposto ancora con i lacrimogeni, allontanando i manifestanti. “Abbiamo dimostrato che il cantiere e’ violabile, ha detto uno degli organizzatori di ritorno a Venaus. Il Movimento, nella manifestazione di oggi, ha ribadito la distanza da M5s dopo il via libera del governo giallo verde alla Torino-Lione. “Comunichiamo che non ci facciamo prendere in giro e che il movimento non si fara’ prendere in giro da nessuno: diciamo a tutti i politici, M5S in primis, – hanno affermato marciando verso il cantiere- che i loro giochi di potere e di poltrone non ci interessano”. Piu’ netto ancora il leader storico Alberto Perino: ” Non mi interessa sentire Grillo, mi e’ bastata la sua dichiarazione. Sono deluso con lui a livello personale perche’ c’era un rapporto di stima, non dico di amicizia. Non ho capito la sua presa di posizione”.

La manifestazione era iniziata in modo pacifico, tra bandiere col treno crociato e lo slogan “giu’ le mani dalla Val Susa” a fare da colonna sonora. “Siamo 15 mila”, avevano detto soddisfatti gli organizzatori del corteo quando, all’altezza dell’abitato di Giaglione, si era diviso in due tronconi. Una parte e’ rimasta lungo lo stradone principale, l’altro ha imboccato i sentieri che si inerpicano sul fianco della montagna. All’altezza della prima cancellata, fuori i martelli, cesoie e persino un flessibile.

Dopo un’ora di lavoro, interrotto soltanto per lanciare pietre verso le forze dell’ordine al di la’ della recinzione, la grossa e pesante cancellata era saltata e i No Tav facevano proseguire la loro marcia verso il cantiere. Dai boschi si era levata una fittissima coltre di fumo, rendendo ancora una volta l’aria irrespirabile quando i manifestanti, vestiti di nero e incappucciati, avevano raggiunto il torrente Clarea. Dai boschi accanto erano partiti grossi petardi e bombe carta. Per i No Tav era stato il segnale che la manifestazione e’ riuscita, le reti del cantiere ad un passo, e che si puo’ tornare indietro. “Ce l’abbiamo fatta”.

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