Luigi Di Maio era convinto di portare al Capo dello Stato i “passi in avanti fatti”. E invece il secondo giro di consultazioni, chiuso con lo stallo ‘certificato’ da Sergio Mattarella, non ha fatto registrare progressi e anzi sembra mettere in un vicolo cieco i due protagonisti Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Entrambi, a chiare lettere, hanno espresso la volonta’ di dar vita ad un governo M5s-Lega ma lo scoglio continua ad essere lo stesso: Silvio Berlusconi. Che rappresenta un ostacolo insormontabile per i 5 stelle, oggi piu’ che mai dopo oramai famosa ‘battutaccia’. In ambienti M5s, secondo quanto viene sottolineato, si aspetta che sia il leader del Carroccio a ‘strappare’ dal Cavaliere e si lascia filtrare che la linea pentastellata resta la stessa: nessun passo indietro sulla premiership e netto No a Forza Italia e al Cavaliere. Alessandro Di Battista torna a lanciare i suoi ‘strali’: “Io dico no a Forza Italia e dico no a Berlusconi. Forza Italia e’ Berlusconi, e’ un partito padronale ed e’ l’emblema del berlusconismo, di quello spirito che ha pervaso e contaminato questo Paese dell’illegalita’ e della distruzione morale”.
Ma non e’ tenero nemmeno con Salvini a dimostrazione che una certa irritazione nei confronti del leader leghista serpeggia tra i 5 stelle: “Salvini ieri sembrava Dudu’ – attacca l’ex deputato M5s – lui muoveva la bocca, ma era un ventriloquo, a parlare era Berlusconi”. Per poi insinuare: “Salvini dovrebbe avere il coraggio di staccarsi, ma forse non puo’ farlo, magari non sappiamo alcune cose” ha aggiunto, “si parla di fideiussioni, quattrini dati alla Lega, non lo so…”. In questo momento comunque tutte le ipotesi sono prese in considerazione in attesa che il presidente della Repubblica comunichi, probabilmente i primi giorni della prossima settimana, la sua decisione. Un preincarico o un mandato esplorativo, forse. Di fatto, i pentastellati fanno i conti con tutti gli scenari possibili, anche con il rischio di essere relegati di nuovo al ruolo di opposizione. Del resto, secondo quanto viene ribadito, i 5 stelle non voterebbero mai per un governissimo e quindi se venissero ‘fatti fuori dai giochi’, questo il ragionamento di alcuni grillini, “sarebbe peggio per gli altri perche’ alle prossime elezioni aumenteremmo ancora di piu’ il nostro consenso elettorale”.
Ragionamento analogo si fa dentro la Lega: qui, secondo quanto si apprende in ambienti parlamentari, la convinzione e’ che non si troverebbero i numeri per dare la fiducia ad un governo tecnico o di tutti”. E anche se li trovassero, durerebbero al massimo uno o due anni e poi li spazzeremmo via” sostiene qualcuno tra i leghisti, facendo riferimento a Pd e Forza Italia. Nel Carroccio, del resto, c’e’ chi pensa che adesso tocchi a Forza Italia fare qualcosa – entro martedi’, prima che Mattarella faccia la sua mossa istituzionale – e ipotizza anche un possibile riposizionamento di una parte importante di FI. In ogni caso, sia i leghisti che i 5 stelle dicono di non temere un ritorno al voto: che non si chiede – viene puntualizzato – ma che sarebbe affrontato, come extrema ratio, con la certezza che la prossima tornata elettorale premierebbe entrambi riducendo il peso, gia’ minore, delle altre forze politiche.