Bce alza tassi di altri 50 punti base, ai massimi da oltre 15 anni
A metà marzo “intende” aumentarli in misura analoga
La Banca centrale europea ha alzato i tassi di interesse di riferimento per l`eurozona di altri 50 punti base, ovvero mezzo punto percentuale, come ampiamente atteso, ma ha anche esplicitamente indicato che al direttorio di metà marzo “intende” aumentarli in misura analoga. E nella conferenza stampa al termine del Consiglio, la presidente Christine Lagarde ha ulteriormente rincarato la dose, puntualizzando che anche a quel livello, cioè con il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento che raggiungerebbe il 3,50%, massimo da oltre 15 anni (per trovare un 3,75% bisogna risalire all’ottobre del 2007) non si sarà arrivati al picco, che si ritiene necessario per assicurare il ritorno dell`inflazione al valore obiettivo del 2%.
“No, no – ha detto -: abbiamo ancora della strada da fare. Dovremo valutare quali tassi e che livello sarà necessario per fare le due cose necessarie per andare avanti. Primo, aumentare significativamente i tassi a livelli restrittivi. Secondo, mantenerli abbastanza a lungo per essere certi che porteranno all’obiettivo” di inflazione del 2%. “Non ci siamo certamente adesso né ci saremo a marzo”, ha insistito. La riunione, quindi, sembra aver portato a un rilancio della retorica rialzista, che pure gli sviluppi sul versante inflazionistico – anche nell’area euro il caro vita ha mostrato un nuovo rallentamento, all’8,5% a gennaio – e alcune dichiarazioni di esponenti del direttorio sembravano poter rimettere in discussione.
Complice una certa contraddittorietà delle comunicazioni, il quadro su quello che sarà il futuro della politica monetaria al momento potrebbe non essere chiarissimo. Il comunicato del Consiglio ribadisce che le future decisioni verranno basate sugli sviluppi dei dati e “definite di volta in volta” a ogni riunione. Ma è abbastanza evidente che questo confligge con l’indicare in maniera così esplicita che a marzo si conta di aumentare i tassi di altri 50 punti base. Incalzata sul punto Lagarde ha sostenuto che il segnale su marzo è solo “una intenzione”.
Alcuni analisti, come quelli di Ing, ipotizzano che queste formule inconsuete possano significare che dopo marzo i rialzi proseguiranno a ritmi più tenui, da 25 punti base. Secondo l’agenzia Fitch la Bce complessivamente alzerà di altri 100 punti base i tassi, rispetto ai livelli raggiunti oggi. Secondo S&P l’aumento sarà tra 50 e 100 punti base, ma il livello dei tassi “neutrali”, cioè quello che non ha né effetti espansivi, né deprimenti sull’economia sta aumentando per via di fattori strutturali, come le politiche green dell’Ue. E difficilmente la Bce invertirà la rotta dei tassi già quest’anno, come invece alcuni iniziano ad ipotizzare per la Federal Reserve negli Usa.
Ieri la Banca centrale statunitense ha aumentato i tassi di 25 punti base, dopo che tuttavia ha complessivamente accumulato un rialzo più consistente di quello effettuato, anche contando la mossa di oggi, dalla Bce. Il presidente Jay Powell ha fatto capire che sebbene siano necessari altri aumenti il picco dei tassi sui fed funds, che sono già a una forchetta del 4,50%-4,75%, potrebbe non essere lontano. Resta da vedere se nella fase finale dei rialzi la Bce tornerà ad ampliare la forchetta dei tassi: cioè la distanza tra il tasso più basso, quello sui depositi che le banche commerciali parcheggiano prezzo la stessa istituzione, attualmente al 2,50%, e il tasso sulle operazioni marginali, attualmente al 3,25%. Il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento, con la decisione di oggi è salito al 3%.
Finora questi tre riferimenti sono stati sempre mossi in misura analoga. I mercati hanno incassato questi sviluppi senza particolari scossoni. Le Borse europee hanno chiuso in rialzo, mentre dopo una certa volatilità iniziata ieri l`euro si è riportato sopra 1,09 sul dollaro, non lontano dai massimi da quasi 10 mesi. Questo atterraggio relativamente “morbido” viene spiegato da alcuni analisti con la tesi che sostanzialmente i mercati “non credono” a quel che dice Lagarde, come ieri non hanno pienamente creduto a Powell. E questo è stato lo stesso presidente della Fed a suggerirlo, quando ha detto che sui mercati le attese di calo dell’inflazione potrebbero essere più forti di quelle attuali.
Sempre oggi la Bce ha anche rilanciato e rafforzato le sue raccomandazioni ai governi sul contenimento delle misure di aiuto contro i rincari dell’energia, accompagnandole di nuovo dalla esplicita “indicazione” (o minaccia) di dover inasprire di più la sua politica monetaria se queste raccomandazioni non dovessero essere rispettate. “Le misure di supporto dovrebbero essere temporanee, mirate e disegnate per preservare l’incentivo a consumare meno energia. E in particolare, con la crisi dell’energia che diventa meno acuta, è importante iniziare adesso e revocare prontamente queste misure, parallelamente al calo dei prezzi dell’energia e in maniera concertata”, ha detto Lagarde leggendo il suo intervento iniziale.
“E’ probabile che qualunque misura che non dovesse seguire questi principi aggiunga pressioni inflazionistiche sul medio termine, cosa – ha aggiunto – che potrebbe richiedere una risposta monetaria più energica”. E chissà che questo monito non riguardi un altro canale su cui l’istituzione ha iniziato ad operare con la sua manovra restrittiva: quello della riduzione dei titoli di Stato in portafogli, a cui i governi, specialmente se hanno a che fare con costi di rifinanziamento più elevati, sono anche più sensibili rispetto ai rialzi dei tassi.
Proprio oggi la Bce ha stabilito ulteriori elementi sulle modalità con cui intende effettuare l’imminente riduzione delle consistenze dei titoli, prevalentemente pubblici detenuti con il suo principale programma di acquisti (App). Come preannunciato, la riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese dall`inizio di marzo alla fine di giugno 2023 e verrà poi determinata nel corso del tempo. “I reinvestimenti parziali saranno condotti sostanzialmente in linea con la prassi attuale. In particolare – ha spiegato la Bce – i restanti reinvestimenti verranno distribuiti in proporzione alla quota di rimborsi nelle singole componenti dell’App e, nel quadro del Programma di acquisto per il settore pubblico (Pspp o public sector purchase programme), in proporzione alla quota di rimborsi per ogni paese e per i vari emittenti nazionali e sovranazionali”.
Invece, per i rinnovi di obbligazioni societarie “i restanti reinvestimenti saranno orientati maggiormente verso emittenti con risultati migliori dal punto di vista climatico. Fatto salvo l`obiettivo della Bce della stabilità dei prezzi, tale approccio – sostiene l’istituzione – sosterrà la graduale decarbonizzazione delle consistenze di obbligazioni societarie dell`Eurosistema, in linea con gli obiettivi dell`Accordo di Parigi”.