L’origine del dramma degli abusi sessuali sui minori va rintracciato nella rivoluzione sessuale del 1968. Benedetto XVI prende carta e penna e interviene su un tema tanto scottante quanto delicato come quello della pedofilia nella Chiesa. Lo fa in un dossier di 18 pagine per “fornire qualche indicazione che potesse essere di aiuto in questo momento difficile” e “in seguito alla diffusione delle sconvolgenti notizie di abusi commessi da chierici su minori”.
Il testo, pubblicato sul mensile tedesco Klerusblatt, arriva dopo il vertice voluto da Papa Francesco con i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo, tenutosi a febbraio. “Tra le libertà che la rivoluzione del 1968 voleva conquistare c’era la totale libertà sessuale, una libertà che non concedeva più alcuna norma”, scrive Benedetto XVI. “Il collasso mentale era anche connesso ad una propensione alla violenza. E poiché anche l’abbigliamento di quel tempo provocava aggressione – prosegue il Papa emerito – anche i presidi delle scuole hanno tentato di introdurre uniformi a scuola per facilitare un clima di apprendimento. Parte della fisionomia della rivoluzione del ’68 è stata che la pedofilia è stata diagnosticata come permessa e appropriata”. Secondo Ratzinger, inoltre, dopo il Concilio vaticano II (1962-1965) “la teologia morale cattolica ha sofferto un collasso che ha reso la Chiesa indifesa contro i cambiamenti nella società”.