Beni culturari in Sicilia, la gestione fa acqua. Tusa: “La colpa è dei sindacati”
PATRIMONIO SENZA REDDITO Il soprintendente: “La pulizia delle aree archeologiche diventa emergenza e si dà l’appalto quando l’erba è altissima e iniziano i rischi di zecche e incendi”
Continua a fare acqua la gestione dei beni culturali in Sicilia. Incommensurabile patrimonio invidiatoci da tutto il mondo, ma che da sempre non siamo stati capaci di produrci profitto. L’ultima testimonianza arriva da un addetto ai lavori, Sebastiano Tusa. “Non sono contro l’autonomia regionale, però c’è un dato di fatto: i monumenti, le aree archeologiche e i musei siciliani erano tenuti molto meglio quando era lo Stato a gestirli – tuona soprintendente del Mare, dirigente della Regione Siciliana -. Occorre tornare alla normalità – dice Tusa – cioè dotare un museo o un’area archeologica di impiegati fissi che si occupino, ad esempio, della pulizia. Perchè dobbiamo dare in appalto la pulizia, come se fosse un evento straordinario? È un evento normale nella gestione di un museo o di un sito archeologico, non capisco perchè dobbiamo affidare tutto ciò all’emergenza degli appalti, che poi equivale a rivoli di denaro che finiscono chissà dove. Ogni anno la pulizia delle aree archeologiche diventa emergenza e si dà l’appalto quando l’erba è altissima e iniziano i rischi di zecche e incendi. In altri termini, “oggi la manutenzione non esiste più e la colpa è dei sindacati, che hanno voluto che tutto venga appaltato all’esterno e che il custode sia soltanto il notaio delle persone che passano, senza poter fare niente. Per carità, i tempi sono cambiati, ma gli eccessi di oggi sono inaccettabili e rendono la pulizia e la gestione normale un’emergenza”.