Politica

Berlusconi evoca dittatura: Mediaset voterà Sì? Paura di ritorsioni dal governo

Si lancia per circa un’ora in un lungo affondo contro le riforme costituzionali arrivando ad evocare il rischio di “dittatura” in caso vincesse il Sì e non si cambiasse la legge elettorale. Ospite di Porta a Porta, Silvio Berlusconi descrive la situazione attuale come un “regime”. Ma è la paura che il governo possa attuare delle ritorsioni “l’arma” che Berlusconi usa per giustificare quelle aziende, Mediaset compresa, che non hanno fatto certo mistero di essere invece a favore delle riforme. E ora il Cavaliere ne ha spiegato il perché. “Hanno paura – ha detto – di una possibile ritorsione di chi ha il potere. Ho avuto discussioni a questo livello e ho dovuto accettare, essendoci una maggioranza di risparmiatori e di investitori, che certe dichiarazioni del presidente di Mediaset, eccetera, sono attribuibili alla difesa dei risparmiatori. Lasciamo stare Renzi: se a un certo punto il governo dovesse vincere ci sarebbero conseguenze negative per le nostre aziende, e anche per le altre”.

Ma è già sul dopo voto che si concentra l’attenzione dell’ex capo del governo convinto che la vera partita per Forza Italia e per il futuro del centrodestra si apra dal 5 dicembre. Berlusconi è convinto che non si andrà ad urne anticipate perché “i parlamentari che non hanno certezza di essere ricandidati resteranno attaccati alla poltrona e non permetteranno lo scioglimento delle Camere” e comunque “anche se la maggioranza che c’è non convince, Renzi ce l’ha e andrà avanti”. Il Cavaliere non è convinto, invece, che il segretario del Pd abbia l’intenzione di modificare la legge elettorale: “Se questo accadrà, benissimo. Ma oggi è solo una promessa e questo governo ha fatto tante promesse… magari Renzi ha l’intenzione di cambiarla, ma poi potrebbe esserci lo scioglimento delle Camere e se si vota con questa legge elettorale ci troveremmo dentro una dittatura di Renzi o di Grillo”. L’obiettivo di Berlusconi è che si arrivi ad una legge elettorale proporzionale con uno sbarramento al 5% che permetterebbe al suo partito di giocare in solitario con l’approdo ad una Grosse Koalition.

Il Cavaliere non ne fa un mistero anzi chiarisce che proprio la scelta del nuovo sistema elettorale sarà dirimente anche per il centrodestra. Il leader di Forza Italia smentisce di voler fare un nuovo predellino anzi si dice alla ricerca “disperata di un successore”. Il Cavaliere non rinuncia ad una nuova stoccata contro Stefano Parisi: “Io non licenzio mai nessuno e poi lui non era un mio collaboratore e nemmeno di Forza Italia”. All’ex manager il Cavaliere rimprovera l’atteggiamento: “Se ti poni come un federatore del centrodestra non puoi attaccare i dirigenti di Forza Italia e Salvini”. Al di là della presa di distanza da mister Chili, i progetti di Berlusconi non sembrano essere gli stessi del duo Lega-Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni insiste per le primarie (che continuano invece a non convincere il leader azzurro). L’argomento sarà rilanciato domenica in una manifestazione a cui la Meloni ha invitato anche Giovanni Toti e Matteo Salvini anche lui fan della consultazione popolare convinto anche di poterla vincere.

 

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