A poco più di una settimana dalla nuova riunione del comitato di presidenza di Forza Italia, che rischia di trasformarsi in una vera e propria conta tra due diverse fazioni, “capitanate” l’una da Silvio Berlusconi – forte della compattezza del “cerchio magico”, del nuovo sodalizio siglato da Verdini e del rinnovato appoggio da parte di famiglia e vertici aziendali – e l’altra da Raffaele Fitto – che vanta intorno a sè una nutrita, seppur minoritaria, schiera di parlamentari azzurri – il clima resta incandescente e i due fronti confermano le proprie posizioni. Così, se “mister preferenze” ribadisce di non avere alcuna intenzione di fare passi indietro né, tantomeno, di togliere il disturbo, anche l’ex premier tiene il punto e rientrato a Roma ieri ha riunito a palazzo Grazioli i fedelissimi. L’intenzione del Cavaliere, viene spiegato, è procedere al promesso e annunciato rinnovamento della classe dirigente del partito a modo suo, ovvero attraverso un’operazione di scouting – già affidata a Toti e Cattaneo – alla quale si dedicherà anche personalmente nei prossimi mesi.
Certo, dietro consiglio dell’inner circle, il leader azzurro ha appoggiato la linea della fase congressuale per rimettere in moto la macchina, dopo la batosta delle europee. Un modo, appunto, per ottenere un ricambio, anche generazionale, ma senza perdere le redini del partito. Di tutt’altro avviso Fitto, convinto che il rilancio possa avvenire solo con una selezione dal basso attraverso primarie ad ogni livello, per fermare le “nomine calate dall’alto”. Ed entrambe le “fazioni”, viene confermato, stanno lavorando a un documento ad hoc da presentare alla prossima riunione del comitato di presidenza, da tenersi dopo i ballottaggi. Anche se, riferiscono fonti azzurre, nelle ultime ore sembra prendere piede l’ipotesi di un rinvio. La riunione al momento non è stata convocata e comunque non dovrebbe tenersi prima della metà della prossima settimana. L’idea di rimandare la “conta” non dispiace affatto a Berlusconi, stanco dei litigi interni e di quelle che definisce, in maniera liquidatoria, come beghe dettate unicamente da ambizioni personali di potere. Di certo c’è, viene ancora spiegato, che l’ex premier non ha nessuna intenzione di farsi da parte, né di lasciare aperta la porta a corse al vertice. Ma qualcosa va fatta, sarebbe stata la riflessione. E la strada porta verso una opposizione più netta al governo e ai suoi provvedimenti. Da qui la riunione di oggi, servita anche per fare il punto sulla riforma del Senato. L’agenda non la detta il Pd da solo, è la linea azzurra. Forza Italia resta della partita, ma vuole voce in capitolo sulle riforme. (Il Tempo)