Berlusconi: occorre una costituente per far ripartire l’Italia
Riforme ora o mai più: nuovo patto sociale ed economico su aiuti Ue. Flat tax sì, patrimoniale no
“Occorre una nuova fase costituente per far ripartire il Paese. È oggi il momento delle riforme. Ora o mai più. Abbiamo bisogno di un nuovo patto economico e sociale, come auspicato dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, tra tutte le componenti della società. Per farlo, occorre evidentemente il contributo di tutti: famiglie, imprese, università, banche, cultura e naturalmente politica di maggioranza e di opposizione”. Lo afferma il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi all’indomani del no del centrodestra agli Stati Generali di villa Pamphili promossi dal Governo Conte, in una intervista sul magazine online dell’Eurispes, sottolineando che “ci vuole un Piano Nazionale delle Riforme, ma condiviso da tutti”.
“Dal momento che in Italia arriveranno presto dei fondi europei necessari per la ricostruzione – dichiara Berlusconi- l’occasione giusta per questa fase costituente potrebbe essere quella della scrittura del Piano Nazionale delle Riforme, ovvero il programma da presentare ai cittadini e all’Unione europea, contenente la lista delle riforme da fare nel prossimo triennio, con le relative tempistiche e i relativi costi. Un documento indispensabile, necessario se si vuole dare una programmazione di medio-lungo termine alle opere indispensabili da fare. Essendo un programma a lunga scadenza, deve quindi essere scritto comunemente, con il contributo di tutti, perché deve prescindere dai Governi che lo attueranno in futuro”.
Berlusconi considera però l’attuale Governo non idoneo a gestire spendere i 170 miliardi stanziati dall’Europa. “Al momento – sottolinea- non ha ancora neppure redatto il Piano Nazionale delle Riforme che avrebbe dovuto accompagnare il Documento di Economia e Finanza di aprile”. Di contro bisogna, “assicurare nuove condizioni di efficienza per le imprese che operano in Italia e/o hanno delocalizzato la produzione, attraverso l’introduzione di una Flat Tax, la riduzione dei costi dell’energia, la riduzione del costo del lavoro, in particolare per le nuove assunzioni di giovani, il rafforzamento dei rapporti con i grandi venture capitals internazionali, il rafforzamento della normativa sui Mini corporate bonds, lo sviluppo degli incubatori d’impresa, favorendo “spazi a fiscalità zero e costi zero” principalmente, ma non solo, a livello di Macroregioni del Sud”.
“La Flat Tax – rilancia ancora Berlusconi- è una vera e propria rivoluzione fiscale (“pagare meno per pagare tutti”), un’aliquota unica per tutti, famiglie e imprese, progressiva, grazie a una detrazione concessa alla base, per dare più certezze e garantire un sistema fiscale più equo e vicino ai cittadini, per semplificare il sistema fiscale, per ridurre l’evasione e l’elusione. Ridurre la pressione fiscale significa restituire potere d’acquisto alle famiglie, per cui aumentano i consumi, e dotare di liquidità le imprese, per cui aumentano gli investimenti. Più consumi e più investimenti, a loro volta, generano nuova crescita e creano nuova occupazione. Più occupazione significa più gettito per lo Stato, che quindi ha maggiore disponibilità di risorse: da un lato, per ridurre il deficit e il debito; dall’altro, per finanziare più welfare e più sicurezza. Ne deriva più benessere per tutti. Siamo, invece, contrari a qualsiasi forma di tassazione patrimoniale sulla ricchezza delle famiglie”.
Occorre poi, a giudizio dell’ex premier, istituire una vera e propria “pace fiscale” per tutti i piccoli contribuenti che si trovano attualmente in condizioni di difficoltà economica”. Oltre a questo, secondo il Presidente Berlusconi va eliminata L’Irap: “l’imposta “rapina” introdotta dal governo Prodi sulle imprese”. E ricorda come proprio in questi giorni Forza Italia ha presentato un primo emendamento al “dl rilancio” per l’abolizione di questa tassa. Quanto alla lotta alla mafia e al 41bis, “con i miei governi – dice ancora Berlusconi- è stato reso permanente e inasprito; sono stati arrestati 1.296 latitanti mafiosi (32 fra i principali ricercati); il Procuratore Antimafia ha avuto più poteri; sono stati sequestrati e confiscati 49.035 beni alla mafia, per un totale di 25 miliardi di euro”.
Tutte “azioni che vanno potenziate ed estese anche a livello internazionale, con una maggiore cooperazione delle diverse Intelligence e una maggiore attenzione alla cybersecurity”. Ritenendo invece che “l’estensione delle eccezionali norme della legislazione antimafia ad altre tipologie di reato (ad esempio, quelle contro la Pubblica amministrazione) provochi un effetto distorsivo di annacquamento delle priorità alla lotta alle vere organizzazioni criminali mafiose”.